domenica 18 dicembre 2016

Giovedì mattina

Tanto per cambiare sono in ritardo.
Il rito mattutino della vignetta ad amici, colleghi e clienti diventa ogni giorno più impegnativo. È un bel momento, che almeno io vivo con molto piacere, così come mi piacciono molto le due chiacchiere o i saluti con cui iniziamo la giornata: é bello sapere che ci siamo, un buongiorno o un emoticon e la giornata si riempie di presenze confortanti.
La realtà virtuale non é meno reale della vita vera, amplifica solo il segnale, ma gli individui sono e rimangono sempre quello che sono: ci sono persone educate, sensibili, spiritose, aggressive, arroganti, presuntuose, pavide, spaventate, insicure. Il più il web ha un'enorme vantaggio: con un'emoticon, un saluto, una vignetta ti fa sapere che ci sono, sono qui e se hai bisogno di me eccomi, ma mi permette di incastrarti in una giornata frenetica, in cui non avrei proprio il tempo di chiamarti e fare due parole di persona. Però ci sono, non mi sono dimenticata di te, non sono sparita dalla tua vita: se tu hai bisogno o se io ho bisogno di te siamo entrambi legati da questo momento speciale che ci ricorda la nostra presenza reciproca.
Intanto, però, sono in ritardo ed é meglio che mi sbrighi.
Anche l'idea di attivare un servizio di whats.App della farmacia si é rivelato vincente. Peccato che si sia sovrapposto al normale telefono, per cui adesso abbiamo due telefoni che squillano continuamente e la poveretta che avevo destinato alla gestione di questo servizio si trova a giostrarsi continuamente fra l'uno e l'altro con crisi relative nonché momenti di grande confusione e puro sconforto.
E delle comunicazioni fra noi ne vogliamo parlare? Tutte le mattine che Dio manda in terra partiamo armate delle migliori intenzioni: tutti devono sapere tutto,messaggi, post it, poco ci manca che attiviamo un araldo per avvertire di quanti sospiri emettiamo al minuto. Poi, non si sa come, la giornata ci travolge, impegni pressioni scadenze ci trascinano in un vortice nel quale ci dimentichiamo anche di respirare. Non é colpa di nessuno, o forse è solo colpa mia che non riesco ad imporre un ritmo accettabile al lavoro di tutte, non sono capace di rallentare l'effetto domino con il quale la pressione su di una finisce per diventare un buco nero per tutte.
Ogni giorno ricomincia la sfida e ogni giorno qualche incidente frena la nostra corsa verso un vero progresso. Stai provando a confortare una signora il cui marito si è improvvisamente aggravato e senti la collega che deve calmare un cliente che protesta perché il corriere che deve consegnare il suo integratore  é in ritardo per la nebbia; stai aspettando che un medico ti invii la ricetta di un antibiotico e devi far fronte alle rivendicazioni di un avvocato che sostiene che siccome ha sempre la ricetta, questa volta potrebbe anche esserne esentato, che lui ha fretta e non può aspettare, e fa la voce grossa con la più giovane di noi cercando di intimorirla; dai fondo a tutta la tua eloquenza per convincere una ragazzina a parlare con il medico del suo problema e ti senti obiettare che l'ultima volta che c'è stata si è sentita rispondere di cambiare farmacia perché per un banale collirio cortisonico non era il caso di scomodare  proprio lui.
Che dire? È il nostro lavoro, é la vita.
Mentre sto per cedere allo sconforto mi consegnano una stella di Natale gigantesca. L'accompagna un semplice biglietto di ringraziamento senza firma.
Sul cellulare ho cinque messaggi che mi aspettano. Quattro sono buffi pupazzetti di colleghi nelle stesse condizioni che mi invitano a tenere duro. Nel quinto, un paziente mi comunica che finalmente la terapia che gli abbiamo allestito comincia a funzionare: sono andato a ritirare le analisi, emoglobina glicata nella norma, dottoressa, é la prima volta, anche il medico mi ha chiesto che cosa é successo. Gli ho detto che i miei farmaci me li sistemate voi e adesso non mi dimentico più e li prendo bene. Sono già pronti quelli per il mese prossimo? Passerei fra dieci minuti a ritirarli.......
Tutte pronte per una nuova magia?

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