domenica 30 aprile 2017

Una gatta e la sua farmacista - 10

Ciao, capo, come stai? Mi sembri più tranquilla, riposata, ed  è  un piacere vederti così, distesa e serena. Non capita spesso. Secondo me, queste piccole pause (ecco, non le chiamerei proprio ferie, mi sembra una parola grossa per due giorni e mezzo di sosta dal lavoro) ti hanno fatto proprio bene. Oddio, hai ancora due belle occhiaie scure e l'aria tutto sommato parecchio sciroccata, ma questa temo sia la tua natura per cui ci accontentiamo.
Senti, non è che mi daresti una mano? Sai, adesso ho un mio pubblico, tutta una serie di ammiratori, di follower, come dite voi umani (che modo di parlare! Non  siete capaci di usare per bene una sola lingua per volta? Tendete ad adoperarne diverse, tutte insieme, tutte in modo sommario e superficiale), che mi scrivono, mi fanno domande, richiedono la mia opinione sugli argomenti più disparati.
Ora, io non ho nessun problema a rispondere a tutti, ci mancherebbe altro, e mi fa molto piacere parlare con tutte queste persone che mi cercano, solo mi servirebbe una segretaria che mi aiutasse con questo maledetto computer che ho ancora qualche difficoltà a dominare completamente, mi curasse la corrispondenza, mi organizzasse le scadenze e gli impegni che si stanno facendo ogni giorno sempre più  pressanti.
È proprio inutile che fai quella faccia, non è colpa mia se sono diventata più famosa di te. Se ti ricordi bene, all'inizio, mi sono intromessa solo per darti una mano.
Poi le cose sono andate come sono andate: é inutile che giriamo attorno al concetto, io piaccio.
Lo sai che una lettrice mi ha chiesto perché non scrivo un libro? Ci pensi? Io scrittrice!
Già mi ci vedo a rilasciare interviste in TV, elargire con grazia autografi a destra e a manca (cinque euro l'uno, prego, ho sempre una famiglia da mantenere), dispensare dotte opinioni su qualunque argomento richiesto, salute scienza spettacolo arte del saper vivere moda medicina musica e letteratura politica e diritto, discettare discutere dibattere con gentile, magnanimo distacco e generosa benevolenza.
Ecco, sarebbe proprio la mia.
D'altra parte, se giornali televisione e web sono pieni di persone che senza una qualifica adeguata si avventurano in ogni sorta di argomentazione su ogni aspetto dello scibile umano, anche i più tecnici e particolari, in barba a competenze specifiche e necessarie, se chiunque può esporre idee e opinioni senza un minimo di logica o di fondamento ed avere seguito ed essere ascoltato, perché anch'io non posso avere un mio seguito di estimatori e di fan? Cos'ho io meno di un'attricetta qualsiasi che si confronta alla pari con medici e specialisti su vaccini e cure anticancro?
Non pensi che farei anch'io la mia splendida figura?
Io sono la gatta Pallo, sono la tua pelosa, la tua amica, la tua coscienza. Non sono perfetta nel mio ruolo di tuttologa ed esperta di cose della vita?
Smettila di fare la difficile, sempre piena di remore o di dubbi, sempre pronta a rendere complicate anche le cose più semplici, lascia fare a me, vedrai che successo, avremo i fan in delirio.
Ma come, non mi vuoi seguire? Non mi vuoi aiutare? Vuoi continuare a fare la farmacista di periferia, a batterti sempre per le stesse povere misere cose, niente di mirabolante, di entusiasmante, di veramente eccitante?
Te ne approfitti perché ancora non sono del tutto autonoma, ho ancora qualche difficoltà tecnica, ma verrà il giorno che riuscirò a fare a meno di te e allora vedrai che cosa sarò in grado di fare.
Cosa dici? È meglio che per il momento continui ad occuparmi solo di te e  degli altri pelosi di casa?
Dici che è molto meglio?
D'accordo, capo, cedo alla violenza, ma sappi che non sono affatto d'accordo.
Posso almeno chiederti una cosa?
Dimmi la verità: tu cosa pensi veramente di me? Sono o non sono un mito?

domenica 23 aprile 2017

Una gatta e la sua farmacista -9

Che bello, capo, stai a casa qualche giorno! Ecco, magari tutto il giorno, dal mattino presto alla sera tardi, spero di no: lo sai che quando sei a casa ti prendono le furie dell'ordine e cominci a rivoluzionare armadi, rovesciare cassetti, spostare mobili e suppellettili come neanche un tornado si sia abbattuto sulla nostra povera abitazione.
Però, capo, sono felice se stai un po' più con noi. Non ci sei mai! Al mattino ti sveglio all'alba, ti riempio di grattatine, graffietti, testatine, finché ti rassegni e ti alzi: lo sai quanto mi piacciono queste schermaglie! Mi piacerebbe che giocassimo un po' più a lungo, invece tu ti alzi quasi subito, ci dai la colazione, ti bevi il primo caffè della giornata, il più buono, e sei già seduta al computer a lavorare. Ci provo, io, a staccarti da quella macchina infernale, ma tu sembri del tutto rapita da quella luce brillante, da tutte quelle figurine che ti scorrono davanti veloci e ammalianti.
Hai fretta, mi continui a ripetere, adesso devi correre a prepararti, hai fatto tardi, il lavoro ti aspetta, il lavoro quello vero, intendi: perché, cosa hai fatto fino ad ora? 
Ti cambi, trangugi veloce il secondo caffè e sparisci.
Ti rivedo alla sera, stanca, troppo tardi anche solo per prenderci un momento tutto per noi, entri in cucina seminando un po' dovunque indumenti ed oggetti personali, agguanti il telefono e quel punto ti abbiamo perduta definitivamente tra un fiume di parole scambiate con coloro che non hai potuto contattare durante la giornata.
Ti lamenti perché dormi poco e male? E ti meravigli? Spiegami, di grazia, come puoi pensare di riuscire a riposare per bene con una vita così frenetica.
Da quando sei a casa (solo due giorni, ma sembrano molti di più) e conduci una vita più accettabile va tutto molto meglio. Intanto fai molta più attività fisica: hai riscoperto il piacere di lunghe camminate all'aria aperta, da sola, in silenzio, senza fretta e senza un orario preciso. È piacevole inseguire con calma pensieri nascosti, costruire ragionamenti complessi, lasciarsi trasportare da sensazioni profonde: non devi tornare ad un'ora precisa, se tardi non si adira nessuno. Se sei stanca ti fermi, se hai voglia di correre corri. 
Hai già  preso un colorito più sano, sei sempre piuttosto pallida, ma adesso hai un viso più roseo e disteso. Torni a casa allegra, di ottimo umore, affamata e quasi felice. Ci mettiamo insieme a leggere un libro, uno dei tanti, poi lo posi, ne apri un altro e ne leggi tre pagine. Io ti aiuto a girarle e tu apprezzi il mio aiuto, io mi piazzo davanti al tuo libro e ti impedisco di leggere, tu mi riempi di coccole e io vado in brodo di giuggiole quando mi dici tutte quelle paroline gentili. 
Ti rendi conto che siamo in paradiso? Ci addormentiamo vicine vicine e dormiamo un sonno profondo, ristoratore, finalmente in pace col mondo.
Hai visto che non avevi niente di grave? Non servivano pastigliette e tisane, dovevi solo rilassarti e distenderti. È inutile che ti affanni a cercare  la pillola della felicità, la medicina magica che risolva tutti i tuoi problemi, il farmaco miracoloso che ti permetta di ottenere dal tuo fisico quello che non ti può dare, ti faccia superare i tuoi limiti. Sei fatta come gli altri di carne e di sangue e ovunque non puoi essere, di più non puoi fare. 
È arrivato il momento di fermarsi e di aspettare che ciò che hai seminato germogli. Devi lasciare che i pensieri sedimentino, si organizzino in un insieme organico, diano vita ai sogni per i quali hai tanto lottato.
Succederà, abbi fede e pazienza. Succederà. E allora dovrai essere pronta, ricettiva, disponibile ad accogliere quello che il destino ha in serbo per te.
Adesso riposa, però, per non farti trovare impreparata, talmente sfinita da non sapere neppure cogliere le cose meravigliose che ti aspettano

domenica 16 aprile 2017

Una gatta e la sua farmacista - 8

Ciao, capo, che ci fai ancora in giro per casa a quest'ora?  È tardi, devi sbrigarti, dai che ti accompagno alla porta così non rischi di perderti nel tragitto andando avanti e indietro a caccia di tutto quello che ti serve al lavoro e che sistematicamente dimentichi dove lo hai posato.
Ah, se non ci fossi io a mantenere un po' d'ordine in questa casa! Certo che é proprio una gran fatica, al mattino, accompagna uno di qua, un altro di lá, ricordati le chiavi, il portafoglio, magari anche la testa sul collo, non si sa mai. 
Certe volte penso che sia una fortuna che soffri di emicrania, così ogni tanto ti ricordi di avercela una testa. Lo so che tua madre te lo diceva sempre quando ti lamentavi per il dolore e tu ti innervosivi ancora di più, ma, secondo me, aveva ragione lei. 
Perché? Te lo spiego subito. L'emicrania é una malattia e come tutte le malattie ti viene e basta. Succede: siamo fatti di carne e sangue, siamo macchine perfette, ma anche fragili, metti in conto che ogni tanto un meccanismo si possa inceppare, qualche pezzetto usurare, un ingranaggio scheggiarsi. 
Te lo ricordi? L'uomo é mortale, Socrate é un uomo, Socrate é mortale. Niente di nuovo, niente di originale, niente meno che ovvio. 
Ciò che non é ovvio per niente é lo zelo pressante e sistematico con cui voi umani vi dedicate a mettere in difficoltà il vostro fisico. Ogni scusa é buona, ogni motivo valido, ogni giustificazione legittima. Sembra che non vi rendiate conto che avete dei limiti, superati i quali diventa tutto molto incerto e precario. 
Guardati dentro e dimmi che non ho ragione, se ne hai il coraggio. 
Sei sempre più stanca, ma non sei capace di riposarti, non ne hai il tempo, dici. Ne sei sicura? Arrivi alla sera sfinita, ti fanno male gli occhi, hai mal di testa, dirmi poco e male, all'alba vaghi per la casa come il fantasma dell'opera, se non sei in laboratorio sei in farmacia, e se non sei in farmacia sei al computer, hai anche rinunciato alle ferie perché in questo momento non puoi proprio mollare. 
E ti meravigli se in certi momenti ti esplode la testa? Io credo che in realtà  ti meriteresti ben di peggio perché te li  vai proprio a cercare i guai. E guarda che a forza di chiamarli, i guai, prima o poi rispondono. 
Ti piace il tuo lavoro, e questo più che un merito é un miracolo, dato che in genere le persone, almeno  una parte di loro, lo subisce per mere necessità economiche; sei piena di idee, e anche questa, sulla carta, é una cosa buona, in un mondo dove spesso le idee scarseggiano e il coraggio di provare a realizzarle latita, ma, per l'amor del cielo, datti una calmata, ti prego. 
Impara a dire qualche no (non ti rendi conto di quanto facciano bene, qualche volta: ti permettono qualche pausa rigenerante e ti fanno apprezzare di più. La quadratura del cerchio), soppesa rivaluta e ristabilisci le priorità, organizza e ripartisci con equità le tue energie in modo da ottimizzare il lavoro e non perdere mai di vista gli obiettivi prefissati.
Difficile? Non credo, non ti nascondere dietro un dito, in realtà sei solo spaventata dall'idea di dare una valutazione alle tue scelte e magari essere costretta a rivedere qualche decisione o posizione assunta. 
Perché, vedi, é questo il vero fulcro del problema, il vero  e unico mostro da sconfiggere: la paura di dover operare delle scelte, l'ansia di dover selezionare senza nessuna certezza di successo, il dubbio che sia meglio rinunciare a strade che potrebbero non portare da nessuna parte. 
Corri corri corri, ma devi scegliere una direzione e devi concentrare le tue forze in quel percorso, o finirai per smarrirti, sfinita, in un mare di insoddisfazione e di aspettative frustrate.
Ce la puoi fare? Ma certo, ci mancherebbe altro, tutti possono farcela. 
È dura? Certamente, ma é la vita stessa ad essere difficile. Chi ha mai detto il contrario?
Sai che noia se tutto fosse facile e scontato! 
Adesso, da brava, esci di casa e chiudi bene la porta. Non ti preoccupare, stasera mi troverai qui ad aspettarti, ci faremo un sacco di coccole e vedrai che dopo starai sicuramente benissimo

domenica 9 aprile 2017

Una gatta e la sua farmacista - 7

Laciatelo  dire, capo, sei un'umana ben strana! Dieci minuti fa eri furibonda, ce l'avevi con tutto il mondo, non ti si poteva neppure venire vicino che mordevi e fulminavi chiunque avesse la sventura di arrivarti a tiro; poi sei passata accanto ad una pila di libri (una delle tante distribuite un po' dovunque in casa), hai visto un libro che era lì da mesi, l'hai guardato come se lo vedessi per la prima volta e non fosse invece tutto sgualcito e annotato, hai abbandonato tutto quello che stavi facendo e ti sei messa beata a leggerne qualche pagina, neppure contenesse un segreto mistero rivelato che ti ha riconciliato con l'umanità intera.
Adesso, per favore, spiegami: io sarò anche solo una gatta, anche se indubbiamente unica e speciale, ma proprio non capisco che cosa ci trovi in quei tuoi libri astrusi, pieni di tutte quelle parole complicate, pagine e pagine che sfogli certe volte ridendo e certe volte accigliata e curiosa, alla ricerca di chissà quale verità nascosta o consolazione o spiegazione e conforto. Che cosa c'è di così magico in quei cosi che invadono tutte le superfici possibili, pavimenti compresi, che non si possono né toccare né spostare? Beh, lasciamo perdere, é inutile parlare con te di certe cose, quando c'è di mezzo della carta stampata non capisci più niente.
Dai, raccontami che cosa ti é successo, perché eri tanto arrabbiata: contro chi ce la dobbiamo prendere questa volta? Contro chi dobbiamo combattere la prossima guerra?
Fammi capire per bene: c'è stato un grave problema alla piattaforma web  con la quale ordini i farmaci per i tuoi clienti e i tecnici che sono dovuti intervenire per ripristinare il sistema, invece di comunicare semplicemente di essere stati costretti a sospendere determinate funzioni per farne funzionare altre di maggior importanza, hanno prima alterato e poi sospeso queste funzioni senza una parola di spiegazione, aumentando a dismisura il disagio e gettandovi tutti nel panico.
Esattamente  di cosa ti meravigli?  Lo hai scoperto solo adesso che voi umani non sapete proprio comunicare? Sarebbero bastate poche informazioni semplici, essenziali, educate?
Hai detto poco.
Ragioniamoci con calma: poche informazioni, perché quando sono troppe confondono e creano smarrimento. Quante volte anche tu ti dilunghi a dare nozioni complicate e non ti accorgi che il tuo paziente ha perso attenzione, sembra completamente smarrito ed annaspa sommerso da indicazioni che non comprende e non gli servono?
Semplici: ne vogliamo veramente parlare? Solo se conosci veramente bene quello che vuoi dire lo sai dire in modo semplice e chiaro: se hai le idee confuse tu, le tue parole non lo possono essere da meno. Tuttavia, e qui sta l'autentico dramma, non é vero il contrario: la capacità di comunicare é un dono prezioso, che sicuramente va stimolato e coltivato con cura, ma, prima di tutto,  é un dono, un'indole, una predisposizione innata. O ce l'hai o non ce l'hai, e in pochi ce l'hanno.
Essenziali: questo non é più neppure un dramma, é una vera tragedia. Cogliere i dati essenziali di un problema richiede attenzione, intuito, logica, impegno, volontà di ascolto, acutezza, perspicacia. Che cosa vuoi veramente sapere da me? Solo se sai rispondere a questa domanda hai vinto la partita e la tua comunicazione é incisiva ed efficace. Ti sembra facile?
Educate: il tono, il modo, il garbo! Le stesse cose si possono dire in mille modi diversi e saranno questi modi che determineranno la propensione all'ascolto. È più gradito ed ascoltato un no detto bene, con argomenti e intonazione gentile e pacata, che un sí aggressivo, infastidito, saccente.
E, infine, amica mia, non confondere mai il mezzo con i contenuti: hai un bel vantarti di essere tecnologicamente avanzata, sempre aggiornata sulle ultime diavolerie informatiche, smartphone di ultimissima generazione, computer non ne parliamo, adesso anche quel tablet nuovissimo che non posi mai, se non coltivi la testa, se non curi il pensiero, se non ti impegni e non ti eserciti senza risparmio, rimangono oggetti vuoti, inutili, anzi dannosi. Lo hai visto, lo hai toccato con mano anche stavolta.
Vuoi che ti dica una cosa? Alla fine credo che tu abbia ragione: riprendi in mano i tuoi libri, rileggili attentamente e con calma, non smettere di aprirne di nuovi. Hai ancora un sacco di strada da fare, di risposte da trovare, ma, soprattutto, di nuove domande da formulare.
Dai che ti aiuto: tu leggi e io ti faccio le fusa. Siamo o non siamo una squadra perfetta?

domenica 2 aprile 2017

Una gatta e la sua farmacista - 6

Allora, capo, lo vuoi capire, sì o no, che se io ti aspetto fuori dalla finestra della tua camera tu non devi andare in cucina, ma devi prima aprire la finestra per farmi entrare? Dai, capo, facciamo così da quando ero una micetta minuscola, ma già molto decisa e carismatica, te lo sei dimenticato?
Tu avevi  deciso che non avresti più voluto pelosi nella tua vita perché ci stavi troppo male quando ti lasciavano; invece io avevo deciso subito che questa sarebbe stata la mia casa e la mia famiglia,  per cui mi sono piazzata sul davanzale esterno della tua camera da letto e ho aspettato. Tuo marito ha ceduto quasi subito (ma cosa ci faccio io agli umani! Va bene che é uno squinternato di prima categoria, però devo riconoscere che se ha ceduto subito al mio fascino, in fondo in fondo tanto malaccio non può essere), mi é bastato guardarlo con i miei occhioni dolci per indurlo a farmi una cuccia con un paio di  pantaloni di velluto morbido morbido. Ti ricordi come ti sei arrabbiata? Sembravi la Paladina del pantalone declassato e vilipeso, la Protettrice dell'indumento abbandonato, il Difensore del velluto umiliato e offeso, poi hai aperto la finestra e sono diventata la signora e padrona della tua vita.
Oggi, però, hai un'aria strana: ti dimentichi del nostro piccolo rito, sei stranamente silenziosa, ti giro fra le gambe facendoti inciampare e non mi sgridi neppure. C'è qualcosa che non va, non sei come al solito.D'accordo, capo, tira fuori il rospo, perché non mi piace quando hai quell'area stralunata. Lo sai che così mi fai preoccupare.
Che cosa? Hai avuto un piccolo incidente mentre lavoravi? E me lo dici così? Ma ti sei fatta male o si é fatto male qualcun altro? Se ci sono stati danni alle cose ci pensiamo con calma, quello che conta veramente é che nessuno si sia fatto male. Ti sei solo spaventata, molto.
Adesso fermati, respira e per prima cosa dai un suono alla tua paura: lo sai benissimo che il silenzio la amplifica e la dilata rendendola incontrollabile. Il suono, la parola, la voce la rendono più concreta, reale, e come tale esce dall'ambito nebuloso della mente per diventare uno stato d'animo delimitato è definito, un banale momento di smarrimento che si può superare più facilmente.
Lasciala fluire liberamente, senza ostacolarla né contrastarla: hai il diritto di essere spaventata, é giusto e naturale, nulla di cui vergognarsi o da nascondere. È un sentimento importante, che ci aiuta a difenderci e che ci serve per salvaguardare la nostra sopravvivenza. Guai se non provassimo paura: sicuramente saremmo molto più imprudenti e correremmo molti più rischi di quanti già non ne corriamo.
Punto secondo: cerchiamo di capire insieme com'è potuto succedere e come evitare che si ripeta. Sai meglio di me che siamo tutti esseri mortali destinati all'errore e che un incidente é sempre dietro l'angolo, ma una cosa é scendere da una scala e appoggiare male un piede, può succedere a tutti e in qualunque momento, e tutto un altro paio di maniche farlo usando delle calzature inadeguate, magari delle ciabatte sformate che scivolano o nelle quali il piede non é ben calzato. Sai benissimo che  in quest'ultimo caso é solo per un colpo di fortuna se finora non é capitato qualcosa di male: é  solo questione di tempo, o, in termini più crudi, una tragedia annunciata.
Non ti azzardare a lamentarti della sfortuna o della ria sorte, non é proprio il caso: ti é andata bene, non ti é successo niente di irreparabile, i guai accadono, gli infortuni pure, fattene una ragione.
Sono sicura che la prossima volta farai certi lavori con più attenzione e più calma e saprai controllare meglio quella maledetta fretta che é la causa principale dei tuoi errori.
Però hai motivo di consolarti: hai applicato subito le procedure corrette e ti sei mossa con rapidità ed efficienza per porre rimedio velocemente alla situazione.
Lo vedi che quando vuoi lo sai che cosa devi fare e ti ricordi tutto per bene?