domenica 2 aprile 2017

Una gatta e la sua farmacista - 6

Allora, capo, lo vuoi capire, sì o no, che se io ti aspetto fuori dalla finestra della tua camera tu non devi andare in cucina, ma devi prima aprire la finestra per farmi entrare? Dai, capo, facciamo così da quando ero una micetta minuscola, ma già molto decisa e carismatica, te lo sei dimenticato?
Tu avevi  deciso che non avresti più voluto pelosi nella tua vita perché ci stavi troppo male quando ti lasciavano; invece io avevo deciso subito che questa sarebbe stata la mia casa e la mia famiglia,  per cui mi sono piazzata sul davanzale esterno della tua camera da letto e ho aspettato. Tuo marito ha ceduto quasi subito (ma cosa ci faccio io agli umani! Va bene che é uno squinternato di prima categoria, però devo riconoscere che se ha ceduto subito al mio fascino, in fondo in fondo tanto malaccio non può essere), mi é bastato guardarlo con i miei occhioni dolci per indurlo a farmi una cuccia con un paio di  pantaloni di velluto morbido morbido. Ti ricordi come ti sei arrabbiata? Sembravi la Paladina del pantalone declassato e vilipeso, la Protettrice dell'indumento abbandonato, il Difensore del velluto umiliato e offeso, poi hai aperto la finestra e sono diventata la signora e padrona della tua vita.
Oggi, però, hai un'aria strana: ti dimentichi del nostro piccolo rito, sei stranamente silenziosa, ti giro fra le gambe facendoti inciampare e non mi sgridi neppure. C'è qualcosa che non va, non sei come al solito.D'accordo, capo, tira fuori il rospo, perché non mi piace quando hai quell'area stralunata. Lo sai che così mi fai preoccupare.
Che cosa? Hai avuto un piccolo incidente mentre lavoravi? E me lo dici così? Ma ti sei fatta male o si é fatto male qualcun altro? Se ci sono stati danni alle cose ci pensiamo con calma, quello che conta veramente é che nessuno si sia fatto male. Ti sei solo spaventata, molto.
Adesso fermati, respira e per prima cosa dai un suono alla tua paura: lo sai benissimo che il silenzio la amplifica e la dilata rendendola incontrollabile. Il suono, la parola, la voce la rendono più concreta, reale, e come tale esce dall'ambito nebuloso della mente per diventare uno stato d'animo delimitato è definito, un banale momento di smarrimento che si può superare più facilmente.
Lasciala fluire liberamente, senza ostacolarla né contrastarla: hai il diritto di essere spaventata, é giusto e naturale, nulla di cui vergognarsi o da nascondere. È un sentimento importante, che ci aiuta a difenderci e che ci serve per salvaguardare la nostra sopravvivenza. Guai se non provassimo paura: sicuramente saremmo molto più imprudenti e correremmo molti più rischi di quanti già non ne corriamo.
Punto secondo: cerchiamo di capire insieme com'è potuto succedere e come evitare che si ripeta. Sai meglio di me che siamo tutti esseri mortali destinati all'errore e che un incidente é sempre dietro l'angolo, ma una cosa é scendere da una scala e appoggiare male un piede, può succedere a tutti e in qualunque momento, e tutto un altro paio di maniche farlo usando delle calzature inadeguate, magari delle ciabatte sformate che scivolano o nelle quali il piede non é ben calzato. Sai benissimo che  in quest'ultimo caso é solo per un colpo di fortuna se finora non é capitato qualcosa di male: é  solo questione di tempo, o, in termini più crudi, una tragedia annunciata.
Non ti azzardare a lamentarti della sfortuna o della ria sorte, non é proprio il caso: ti é andata bene, non ti é successo niente di irreparabile, i guai accadono, gli infortuni pure, fattene una ragione.
Sono sicura che la prossima volta farai certi lavori con più attenzione e più calma e saprai controllare meglio quella maledetta fretta che é la causa principale dei tuoi errori.
Però hai motivo di consolarti: hai applicato subito le procedure corrette e ti sei mossa con rapidità ed efficienza per porre rimedio velocemente alla situazione.
Lo vedi che quando vuoi lo sai che cosa devi fare e ti ricordi tutto per bene?



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