lunedì 23 ottobre 2017

La gatta che si credeva il dottor Kildare - 7

- Insomma, la volete smettere? Non ho mai visto un’assemblea più indisciplinata e inconcludente. Non è possibile che non siate in grado di discutere da persone civili senza insultarvi o accusarvi di tutte le colpe possibili ed immaginabili
- Ma, esattamente, di che cosa dovevamo discutere? Io non me lo ricordo neppure più e, a dire il vero, non sono neppure sicura che mi interessi più di tanto. Pensate sul serio che, anche nell’ipotesi denegata in cui addivenissimo ad una qualunque conclusione comune, interesserebbe davvero a qualcuno? Noi siamo solo dei poveri mici di strada, raccattati per pura pietà da questa famiglia di babalucchi, talmente scombinati che non sanno neppure loro chi sono e che cosa vogliono: al posto di una casa hanno un porto di mare, non si sa mai chi c’è, chi ci sarà, se ci daranno da mangiare o se ci lasceranno morire alla fame e al freddo. Bah, io non mi preoccuperei più di tanto di quello che pensano o dicono, mi basta che ci lascino sempre le porte aperte, cuscini e coperte calde e comode su cui riposare dopo le terribili fatiche che ci tocca fare e, naturalmente, le ciotole sempre piene di cibo freschissimo
- Allora si mangia? Ottimo, a me pesce, salmone possibilmente, ma mi potrei accontentare anche di alicette e pesce bianco, e del formaggio, grazie. Ho scoperto che gli umani mangiano delle foglioline sottili di un formaggio dolce, ma saporito, che è una vera prelibatezza. Però non nella ciotola, mescolato con tutto il resto: mi piace molto di più se me lo lasciano sul tavolo, solo per me. Sarei proprio stufo di dover condividere certe squisitezze con tutti voi e magari dover mettermi in fila ad aspettare il mio turno perché sono il più giovane. Io ho fame e mi piace mangiare bene, con calma e senza dovermi preoccupare di stupide gerarchie
- Tu hai fame? Tu sei una vera e propria idrovora, non un gatto normale. Ti infili in mezzo alle zampe di tutti, di intrufoli ovunque ci sia del cibo, che ti invitino o meno è irrilevante, tanto a te non ti invita certo nessuno. Se c’è del cibo ci sei tu. Il Nano è terrorizzato da te e dalla tua prepotenza. Anzi, mi ha detto che se ci sei tu lui neppure si avvicina, tanto gli fai paura. E pensare che da piccolo ti ha accudito più e meglio di tua madre: ecco l’attenzione e la riconoscenza dei giovani d’oggi
- Che c’entra? E chi gli ha fatto qualcosa al Nano. Sarebbe anche un buon gatto, a parte forse che sta sempre appresso a te, che sei noioso come l’appetito
- Io noioso? Io noioso? Sarai interessante tu che non sai parlare di nessun altro argomento se non di cibo, di mangiare o di quanto hai fame
- La volete piantare? Adesso sono veramente stufa di tutti voi e dei vostri discorsi insensati. Ditemi solo che cosa volete che riferisca alla nostra umana perché io, quasi quasi, le do ragione. E non sapete quanto mi secchi farlo, mi da proprio un fastidio terribile. Ma devo riconoscere che lei sa sempre argomentare molto bene, più l’argomento si fa complicato e più è brava a ragionarci con calma e metodo. Forse, forse, qualcosa le sono serviti tutti quei libri con i quali vive in completa simbiosi. Chissà, magari se anche noi ne leggessimo qualcuno...
- Bella forza, si fa presto a sapere le cose se stai tutto il giorno a leggere e studiare. Te lo sei dimenticato che noi dobbiamo lavorare, invece? Hai mai visto sudare davvero qualcuno sui libri? Fanno tutti una così bella vita, seduti tutto il giorno, niente corse, niente stress: l’unico sforzo che fanno è quello di girare le pagine: sai che sforzo! Lo sai quante volte ho attraversato io il giardino solo oggi? Migliaia, milioni, non lo so più nemmeno io. Sono stanchissimo, stremato, devo andare di corsa a riposarmi perché non mi reggo più in piedi
- Nano, tu sei nato stanco, dí la verità. In realtà, passi la giornata tra il letto e il divano, quello nuovo e   il  più comodo, naturalmente
- Come fai a dire una cosa del genere? Sei matta? Oggi ho controllato tutti gli alberi del giardino, uno per uno, ho contato tutti i passerotti, ho fatto il censimento dei merli e sono stato attentissimo che mangiassero i cachi maturi partendo dai più bassi, perché quelli più alti nessuno li raccoglie mai per cui li troveranno anche nei giorni prossimi, mentre quelli più in basso magari gli umani li raccolgono e i poveri pennuti potrebbero rimanerne senza
- Sei andato a mettere il becco anche nelle faccende dei merli? Ma non ti vergogni? Ma non ti fai mai gli affari tuoi? Non ci posso credere: un gatto che regola il traffico degli uccelletti. Dove andremo mai a finire di questo passo?
(Continua.....)

lunedì 2 ottobre 2017

La gatta che si credeva il dottor Kildare - 6

- Abbiamo finito? Quando si mangia? Ho fame, fame!
- La vuoi piantare, Memé? Ma chi ti ha dato un po' di educazione! Non certo quella sciagurata di tua madre, senza testa e senza criterio come tutti i genitori di oggi, ma almeno a scuola qualcosa dovrebbero averti insegnato, o no?
- Come ti permetti, io sono un'ottima madre! Ho cresciuto i miei figli nella massima libertà, senza obbligarli a rispettare delle stupide regole ipocrite che voi benpensanti ritenete così importanti. Sono moderna, io, al passo con i tempi: oggi i giovani hanno il diritto di esprimersi senza inibizioni, l'unica scuola che conta davvero  è quella della vita. È ora di finirla di stressarli con lo studio, i compiti, tutte cose inutili, completamente obsolete, antiche. Oggi si va veloce, computer, smartphone, consolle, e vedi che ne sanno più che abbastanza per diventare ricchi e famosi, che è l'unica cosa che conta veramente. Altro che verifiche, interrogazioni, esami.  Non si può crescere sani e felici con tutto quello stress e poi non ne vale proprio la pena. A chi importa piu se conosci la grammatica o le tabelline? Ma non lo sapete che esistono i correttori automatici e le calcolatrici? Perché perdere tempo con tutte queste cretinate? Cosa credete, di contare più degli altri? E poi, si sa, tutti i laureati sono morti di fame: studia, studia, studia, per cosa? Per mille euro al mese se e solo se trovi uno straccio di lavoro avvilente e poco dignitoso? Guardate mia cugina: si è trasferita a Dubai e adesso è la gatta ricca, felice e molto viziata di un uomo d'affari ricchissimo. Lei sì che ha sfondato nella vita, altro che quei poveracci degli insegnanti che dopo aver combattuto con orde  di ragazzini urlanti ed indisciplinati non sanno come arrivare a fine mese
- Piano. Stai facendo una gran confusione mescolando cose che non hanno alcuna attinenza fra loro: cosa c'entra l'educazione dei ragazzi con lo stipendio dei laureati? Ti rendi conto che stai cianciando a vanvera?
- No, guarda, questa volta ha proprio ragione Filtri, così non si può piu andare avanti. Non funziona niente, ci tocca lavorare come schiavi, corriamo come disperati tutto il giorno, mai una soddisfazione, mai un ringraziamento, mai un momento tranquillo. Nessuna considerazione per noi poveretti, non contiamo niente di niente, nessuno che si occupi di noi, nessuno che difenda  i nostri dirpitti, siamo proprio solo dei poveri disgraziati. Una volta sí che era tutto diverso! Si stava bene, eravamo tutti felici, senza problemi....sí, quelli erano bei tempi
- Ecco, Nano, ci mancavi solo tu con tutte le tue lamentele. Mi sembrava impossibile che non brontolassi come al solito. Se c'è uno che conduce una vita beata quello sei proprio tu: passi la giornata a sparlare  e a spettegolare senza freni in tutti i giardini del vicinato. Sei in assoluto l'essere più vanesio e inconcludente che conosca. A chiacchiere non ti batte proprio nessuno; poi, però, hai paura della tua ombra e non fai altro che fughe precipitose ad ogni minimo batter di mani. Sai come chiamava il nonno quelli come te? Belli, ma senza cuore, ecco come li chiamava. Bello sei bello, non c'è che dire, in quanto a coraggio, sei proprio una mammoletta senza spina dorsale
- Parla per te, brutta antipatica. Se tu avessi passato la metà dei guai che ho passato io, mi considereresti in tutt'altro modo. Te lo sei scordato che mi hanno rapito e tenuto prigioniero, solo e derelitto, lontano dalla mia casa e dai miei affetti? Te lo sei dimenticato? Io no che non l'ho dimenticato e certe esperienze ti segnano nel profondo, cara mia
- Ancora  con questa storia del rapimento? Secondo me, sei tu che sei stato così curioso e così imbranato da rimanere rinchiuso in qualche cantina finché a forza di frignare qualche anima pia non è venuta a liberarti. Conoscendoti questa è la spiegazione più logica
- Non ti azzardare a dire queste cattiverie al mio migliore amico, non ci provare neanche. Sei proprio una vecchiaccia arida e insensibile
- Dimitri, ci mancavi solo tu: l'avvocato delle cause perse. Ogni volta che ti sento parlare mi viene in mente quella filastrocca: amici amici e poi ti rubano la bici. Ti si addice, anzi sembra pensata proprio per te. Oppure: Dio li fa e poi li accoppia. Fra te e il Nano non so proprio chi dei due  sia il più sciocco
(Continua.....)



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domenica 17 settembre 2017

La gatta che si credeva il dottor Kildare - 5

- Come Presidente, Generale, Capo Supremo dell'Assemblea dei Pelosi di Casa dichiaro aperta questa assemblea. Vi ho riunito oggi per dibattere una questione molto importante dalla quale dipenderà il futuro della nostra vita
- Dai, Pallo, sei sempre la solita esagerata. Mi hai fatto tralasciare i miei impegni mattutini di ricognizione del territorio e adesso non c'è nessuno a controllare il movimento dei pennuti sui nostri alberi e ciò che succede nei cortili vicini. Così non si può andare avanti, siamo senza informazioni vitali per la sicurezza e la tranquillità del nostro mondo, voi non vi rendete conto del pericolo che corriamo
- Piantala, Nano, di brontolare. Sei tu che sei sempre il solito esagerato. In realtà, passi tutto il tuo tempo a spettegolare in giro e a lamentarti di tutto e di tutti. Se per un giorno ritardi i tuoi convenevoli di qualche ora non muore certo nessuno
- Quando si mangia? Cosa c'è di pronto? Ho fame, ho proprio fame!
- Basta, Memè, hai mangiato un quarto d'ora fa! Neanche avessi il verme solitario! Ma che avete voi giovani? Siete senza interessi, senza ideali, poca voglia di fare, volete essere serviti e riveriti di tutto punto. Avete in mente solo i vostri bisogni immediati, le battaglie ideologiche non sapete neppure che cosa sono. Forza, forza, adesso basta con i capricci, qui c'è da lavorare, impegnarsi, decidere il destino della patria
-  Però, a dire il vero, sinceramente, se posso esprimere anch'io un'opinione, il servizio qui non è proprio dei migliori. Bisogna sempre aspettare, anche per un semplice spuntino. Fanno tutto con comodo e non gli importa se stai morendo di fame. Certe volte non ti aprono subito la porta, ti lasciano i croccantini del giorno prima e anche la qualità delle scatolette, diciamocelo, lascia spesso a desiderare. No, non è proprio un gran servizio, io mi preoccuperei soprattutto di questo
- Taci tu che non dovresti neppure stare qui. Se ci sei è solo grazie al fatto che ti sei intortata quel tontolone dell'avvocato con tutte quelle tue moine svenevoli e melliflue. Se non ti piace il servizio, puoi pure andartene anche subito che non mancherai certo a nessuno
- Che modi! Che maniere poco eleganti! Rimango solo per non abbandonare quel pover'uomo in balia  della vostra mala grazia: se fosse solo per me, mi sarei già cercata da un pezzo una dimora più consona al mio stile, più in linea con le mie esigenze
- Adesso basta  chiacchiere inutili e sciocchezze di vario genere. Dobbiamo parlare di cose serie, altro che scempiaggini come queste. Allora: la nostra umana continua a ripetere che ci sono tutta una serie di argomenti per discutere dei quali è necessaria una competenza particolare: insomma, insiste che noi poveri pelosi, pur molto attivi su internet, non siamo abbastanza competenti per parlare con cognizione di causa di malattie, medicine, vaccini e terapie mediche. Vi pare possibile? Noi siamo pelosi molto evoluti, partecipiamo ad un sacco di forum, abbiamo più di mille amici su Facebook, conosciamo tutti i siti più in voga su tutte le questioni di grande attualità. Che cosa ci manca per poter esprimere un'opinione su tutto questo? Secondo me, è il solito atteggiamento classista: mi dispiace dirlo, non avrei mai detto che anche la nostra umana la pensasse in questo modo, pensavo che almeno lei fosse di mentalità più aperta e democratica
- Dai, non ti sei accorta che ci porta continuamente dal veterinario e non fa nulla senza consultarlo? Lo sa che non ci piace per niente eppure lei insiste: per ogni piccolo problema, ecco che ci carica in macchina e ci porta da quel torturatore seriale che ci tocca dappertutto, ci palpa, ci strizza, ci infila aghi ovunque. Non dimostra alcun rispetto per la nostra sensibilità: lo vede come ci stressiamo ad andare dal veterinario, ma lei niente, fredda e determinata, non ha nessuna attenzione per noi e per i nostri veri problemi. Cosa volete che ne sappia un estraneo di noi e di come ci sentiamo! Cose da matti: adesso uno qualunque, solo perché dice di aver preso una laurea, pensa di sapere meglio di noi di che cosa abbiamo bisogno. Che cosa sarà mai questa famosa laurea? Un pezzo di carta qualunque, sicuramente
- A dire il vero, io ho sentito dire che i vaccini ci possono cambiare il colore del pelo e poi una mia amica mi ha detto che il cugino della sua vicina di casa, dopo essere stato vaccinato, credeva di essere diventato un cane. Non so cosa mi faccia più orrore! Se rischiare di veder sciupato il mio bel pelo o cominciare a pensare di essere diventata un cane
(Continua...)

domenica 13 agosto 2017

La gatta che si credeva il dottor Kildare - 4

- Stai cercando, per caso, di farmi crede che se il Nano è un gran imbranato  è colpa mia? O, al contrario, stabilito che il Nano è un gran imbranato, lo spingo a cacciarsi in qualche guaio? O, ancora: ho trasformato io  il Nano in un gran imbranato perché ho stravolto le regole della Natura?
- Sai, capo, quando fai così ti detesto con tutto il cuore. Cerchi di imbrogliarmi con la tua dialettica e te ne approfitti miseramente perché in fondo sono una povera gatta di periferia, facile a confondersi con tutti questi ragionamenti complicati.
- Amica mia, c'è poco da discutere: la logica è logica, sempre. E non fare tanto la finta modesta perché mi sembra che tu abbia un'opinione su tutto e non ti fai certo scrupoli ad esternarla
- Che c'entra? Certo che ho un'opinione su tutto, ci mancherebbe. O pensi davvero che solo voi acculturati (acculturati, poi, bisognerebbe vedere: in fondo, come ti fa notare spesso tuo marito, hai una laurea per vendere cerotti e belle parole) avete il diritto di parlare di determinati argomenti? Guarda che io li leggo i giornali, guardo la televisione e frequento un sacco di forum su internet. Che cosa credi? Nel ventunesimo secolo non servono più i libri per sapere le cose: uno schermo e una tastiera e il mondo non ha più segreti
- Interessante. Quindi tu credi che bastino poche notizie, di cui peraltro non sei neppure in grado di valutarne la veridicità, per conoscere il mondo? Ne sei sicura? Secondo te, noi abbiamo sprecato un mucchio di tempo sui libri quando, invece, potevamo girovagare nel web e in quattro e quattr'otto saremmo stati in grado di discettare su tutto lo scibile umano? Ne sei proprio sicura?
- Adesso non cominciare ad usare tutti quei paroloni inutili e pretenziosi che non m'incanti, sai? Tanto oggi non si usano più, credi che non lo sappia? Oggi si usa un linguaggio essenziale, semplice, sintetico, immediato, alla portata di tutti e facilmente comprensibile per chiunque, altro che chiacchiere. Tutti questi termini difficili servono solo per confondere la povera gente, quella che è abituata a dire pane al pane e vino al vino e che è stufa di sentirsi esclusa dai vostri discorsi difficili. Guarda, per esempio, quei vostri buggiardini malefici! Chi vuoi che ci capisca qualcosa! Per forza poi uno è costretto a cercare il dottor Google che ti spieghi qualcosa. Dì la verità: neppure tu ci capisci niente, ecco perché tieni libri ovunque: cambiano i mezzi (e tu in questo sei antica, lo sai bene), ma la sostanza è sempre la stessa.
- Calma, stai facendo confusione su concetti e problemi molto diversi. Partiamo, per semplicità, dall'ultima questione a cui hai accennato: il foglietto illustrativo dei medicinali. Cominciamo col dire che chiamarlo "buggiardino" è sbagliato e fuorviante: infatti riporta tutte le informazioni che l'azienda produttrice ha raccolto sul farmaco e se l'uso di quest'ultimo richiede una ricetta di un medico, è stato scritto per il medico ed il farmacista, nel linguaggio tecnico che compete a queste due professioni. Il fatto che il paziente spesso non lo comprenda, non lo rende per questo falso o bugiardo: sarebbe come dire che, siccome non ho le competenze per comprendere  la fisica quantistica, i testi di fisica quantistica sono pieni di falsità o bugie. Purtroppo, per comprendere determinate questioni, occorrono competenze specifiche, lunghi anni di studi, centinaia di pagine digerite con fatica e dolore. Fattene una ragione e rassegnati all'idea di non essere una tuttologa.
- Io non sarò una tuttologa, come dici tu, ma non puoi negare che anche tu non sai sempre tutto
- E chi lo nega! Ci mancherebbe altro, certo che non so sempre tutto, però a differenza di te, lo so e lo riconosco senza problemi. Se non so una cosa, la chiedo a chi ne sa più di me su quell'argomento, e se non ricevo una risposta soddisfacente, lo chiedo a qualcun altro
- Vedi che anche tu cerchi di trovare chi ti dice quello che vuoi sentirti dire? Te l'ho detto, cambiano i mezzi, ma la sostanza è sempre uguale
- Guarda che non ho detto questo, non ho mai affermato di cercare qualcuno che mi avvalli nelle mie convinzioni. Ho semplicemente detto che se una risposta non mi convince, sento altri pareri e altre opinioni. È molto diverso.
- Sono quasi certa che tu mi stia imbrogliando, lo sai che non mi fido tanto quando cominci a discutere. Ci voglio pensare bene. Adesso convoco un'assemblea plenaria dei pelosi della casa e discutiamo di tutta la faccenda. Vedrai che riusciremo ad avere ragione di te
(Continua....)

domenica 23 luglio 2017

La gatta che si credeva il dottor Kildare - 3

- Va un po' meglio, ora? Mi sembra che ci siano poche cose che aiutino a superare quasi tutte le difficoltà come un gustoso spuntino.
- Non ti illudere, umana, non ti illudere. Mangiare aiuta veramente solo chi ha fame, lo sai benissimo anche tu, e per fame intendo fame di cibo, non di altro: se hai la pancia vuota sicuramente mangiare è un'ottima cosa. Se però sono il tuo cuore o la tua testa ad avere fame, di emozioni o di serenità, svuotati dalla noia o dilatati dall'ansia, allora non troveranno un vero sollievo in alimenti che possono solo gravare su uno stomaco già pieno. Spesso ci riempiamo di cibo per riempire dei vuoti che con il cibo non hanno proprio nulla a che fare: quante volte ti ho ripetuto che gli esseri umani sono fragili, in perenne lotta con le proprie emozioni, eternamente combattuti fra desideri speranze e aspettative, alla spasmodica ricerca di gratificazioni facili ed immediate, spesso del tutto immemori delle più ovvie conseguenze
- Mi sembra, però, che anche voi pelosi non vi tiriate indietro tanto facilmente
- Vuoi che ti risponda che siete riusciti a rovinare anche noi? Che a forza di pensare che mangiando si sistema sempre tutto avete finito per condizionarci e trascinarci su questa strada infruttuosa  e pericolosa? Hai presente quando ti sto letteralmente in mezzo ai piedi e tu  hai paura che ti faccia inciampare così  metti subito  mano al sacchetto di croccantini? Che cosa ti fa pensare che io abbia davvero fame? Quasi sempre ho solo bisogno di te, della tua attenzione, di essere sicura che mi vuoi bene e che per te sono realmente importante. Questo ti da fastidio? Certo che ti da fastidio, moltissimo. Perché se io ho bisogno di te, anche tu hai bisogno di me, perché sei spaventata, hai paura, sei stanca, divorata da un'ansia a cui non riesci neppure a dare un nome e che ti toglie il respiro, ma non lo vuoi ammettere, non vuoi riconoscere che sei fatta di sangue e di carne, di sudore e di lacrime, come tutti. Vuoi mettere come è più facile, gratificante, immediato trangugiare senza gioia qualcosa che ci regala un attimo di pace, che fa finta di riempire un vuoto che non ha né una sede né dimensioni precise?
- Adesso chi è che non dà tregua? E poi,mi sembra che al mattino siate tutti piuttosto affamati e se non mi sbrigo a darvi velocemente la colazione le proteste possono arrivare tranquillamente  a tutto il vicinato
- Che c'entra? È ovvio che ci sono i momenti in cui si ha veramente fame e il mattino è uno di questi. A proposito, lasciatelo dire, ultimamente il servizio sta lasciando veramente molto a desiderare. Intanto ti alzi tardi: questa mattina erano già le sei e un quarto! È una vergogna, non ci sono altri termini. Alle due di notte ti metti a stirare; prendi sonno alle prime luci dell'alba;  al mattino, dopo che con estrema fatica sono riuscita a svegliarti, ti prepari il caffè prima di occuparti di noi. Che modi sono mai questi!  Sto cercando di insegnare ai giovani l'importanza di pasti sani, nutrienti e soprattutto regolari, poi arrivi tu, con i tuoi comodi, e mi saltano tutte le regole. Come faccio a controllare che non si riempiano di cibo spazzatura mentre aspettano che tu ti decida a servire una colazione decente e adeguata? Perfino il Nano, fra una vibrata protesta e l'altra, è costretto ad elemosinare qualcosina in giro. Vuoi sapere che cosa gli è successo dopo che quello sciagurato di tuo marito gli ha consigliato di arrangiarsi e cacciare qualcosa? A quel tontolone del Nano, hai presente?  Non ti dico, mortificato e timoroso si è avventurato verso il ciliegio, notoriamente condominio di lusso di tutti gli uccelletti della zona, poi ha preso coraggio ed ci è arrivato sotto  caracollando spavaldo, coda e orecchie dritte, a metà fra il gatto con gli stivali e Silvestro gatto maldestro: come si è avvicinato, i passerotti più bassi si sono alzati tutti insieme in volo con gran frullare di ali e stormire di foglie. Avresti dovuto vederlo! Per lo spavento ha fatto un salto tale che a momenti andava a sbattere contro un ramo più basso degli altri. Un macello! Beh, non tutto il male viene per nuocere: se n'è tornato di filato in cucina, brontolando come sempre, ma s'è messo buono buono ad aspettare la sua razione mattutina senza altre pensate geniali. Come vedi, umana, la natura è ancora il maestro e il medico migliore e per quanti pasticci riusciate a fare riesce quasi sempre a mettere a posto un sacco di cose. Se qualche volta imparaste qualcosa, non sarebbe male, cosa dici?
(Continua....)

mercoledì 12 luglio 2017

La gatta che si credeva il dottor Kildare - 2

- Beh, micettina mia, hai visto che in fondo in fondo riusciamo sempre a trovare un accordo, tu e io?
- Vrrr......vrrr....non ti illudere.....vrrr....è solo una tregua temporanea....non smettere.....vrrr....giuperché ogni tanto nella vita servono anche questi momenti consolatori e rassicuranti. Se vuoi avere anche tu il tuo momento liberatorio e non puoi proprio fare a meno di sommergermi con i frutti perversi delle tue più bieche fantasie, perlomeno vediamo di fare in modo che ne tragga anch'io almeno il piccolo vantaggio di queste meravigliose grattatine coccolose e gratificanti. Sai, anche per me  la vita è dura, cosa credi? Davvero pensi che sia facile fare il gatto di casa, occuparsi dei bisogni primari di tutti? Si fa presto a dire "io sono un grande manager", "io tutti i giorni salvo delle vite", "senza di me il mondo va a rotoli", quando poi torni a casa e trovi tutto bello e in ordine, tante cose gustose da mangiare, abiti e biancheria pulita, un buon profumo accogliente e rilassante!
Che ci vuole in fondo! Esci,vai, fai le cose tue, ti gratifichi sentendoti indispensabile, anzi direi quasi essenziale per il bene del mondo, torni e trovi tutti noi pronti ad accoglierti come un eroe che anche oggi ha combattuto la sua battaglia quotidiana.
E noi? Hai mai pensato a noi, a me, che passo la vita chiusa qui dentro, ad aspettarti, a controllare e ricontrollare che sia sempre tutto a posto, ispeziono il frigo cento volte al giorno per verificare che sia sempre bello pieno, provo ripetutamente letti divani e cuscini per essere sicura che siano sempre comodi e confortevoli, presidio la porta di casa per cogliere ogni minimo rumore che mi avverta che stai arrivando in modo da accoglierti come si conviene? Tu dai tutto per scontato, non ti accorgi neppure dell'impegno che ci metto a fare in modo che tutti i pelosi di casa siano sempre in ordine, tirati a lucido con il pelo morbido morbido e curatissimo: non hai idea delle condizioni pietose in cui trovo Memè quando torna dalle sue scorribande! Sporco, arruffato, il baffo storto e le zampe tutte infangate: solo il diavolo sa come fa a ridursi in quelle condizioni! Eppure, quando lo vedi tu sembra sempre un nobil gatto con tanto di pedigree lungo così!
- Adesso non esageriamo. Tu farai anche un gran lavoro, ma Memè ha sempre un'aria da  teppistello da strada più simile ad uno scugnizzo che non ad un nobile giovinetto. Questo non puoi negarlo davvero
- Quanto sei polemica! Si fa quello che si può! Quello è nato scugnizzo, miracoli non se ne possono fare. Diciamo che riesco a renderlo presentabile, ti va bene così? Dovresti vederlo, certi giorni. Che tu ne dica, altro che miracolo mi tocca fare, credi a me.
E poi non cambiare argomento, me ne accorgo, sai, che stai cercando di confondermi! Il punto è che per te è facile avere un sacco di idee, facciamo questo facciamo quello, costruiamo di qui creiamo di là, qui si corre dal mattino alla sera ed energie per fare di più proprio non ce ne sono.
- Secondo me, dovresti deciderti: o ti senti reclusa, non capita e poco apprezzata, o sei anche troppo impegnata e oberata di lavoro. Mi sembri piena di contraddizioni e dominata più dalla voglia di lamentarti che altro
- Già, il "diritto al mogugno", vero? Quello che invocava il nonno come diritto inalienabile dovuto all'età? Ebbene sì, proprio quello: rivendico il sacrosanto diritto di lamentarmi, di brontolare, di protestare, di oppormi a tutto e a tutti in nome della mia legittima anzianità, di età e di servizio, e in nome di un'autorita guadagnata sul campo
- Questa, poi! Da quando in qua ci si può guadagnare il diritto alla lamentela a prescindere?
- Esattamente da quando l'ha istituita il nonno ed è diventata legge costituzionale ed io mi sono autonominata erede, custode nonché strenuo difensore delle sacre tradizioni di famiglia.
Dove mai andremmo a finire! Tutto a me tocca fare! Ti rendi conto che disastro se non ci fossi io in questa casa? Così non si può proprio più andare avanti.
Basta. Mi ha ucciso con le tue chiacchiere. Mi hai fatto venire un buco allo stomaco e se non butto giù almeno due croccantini mi prende uno sfinimento che non ti dico
(continua....)

lunedì 3 luglio 2017

La gatta che si credeva il dottor Kildare - 1

- Senti,  Pallo, mi sarebbe venuta un'idea.
- Mi dispiace, capo, sono diventata completamente, irrimediabilmente, drammaticamente sorda.
- Dai, cosa ti costa? È veramente una buona idea.
- Non ti ascolterò. Sono stufa marcia delle tue pensate. Stufa, hai capito? Stufissima, che più stufa non si può. Non ne posso più di essere travolta dalle tue idee: ne hai dieci al giorno, una più strampalata dell'altra, una più faticosa e inconcludente dell'altra. Basta, fa caldo, non te ne puoi stare un po' tranquilla e dedicarti al mezzo punto come le mature signre per bene? Hai presente quelle belle signore  eleganti che trascorrono i pomeriggi fra una partita di bridge, un tè con le amiche e qualche sana edificante lettura? Ecco, così devi fare. Se hai una qualità è proprio quella di non aver mai creduto alle leggende sull'eterna giovinezza: sei vecchia e questo è un dato di fatto. Niente di male, diciamocelo, anch'io non è che sia più una gattina di primo pelo: è innegabile che siamo arrivate tutte e due ad un'età che richiederebbe calma, decoro, pacatezza, buon gusto ed equilibrio, non certo tutto quel tuo attivismo scombinato ed isterico. Datti una calmata, te ne prego
- Ma io sono calmissima e tranquillissima, come fai a dubitarne? Semplicemente mi sembra che ci siano talmente tante cose da fare, da scoprire, da inventare, che non è proprio possibile fare finta di niente e rimanere a guardare. Ma come fai a non sentire il desiderio di buttarti nella mischia e provare a fare qualcosa di nuovo? Prova a pensarci: mai prima di ora abbiamo vissuto un momento come questo, in cui tutto viene talmente messo in discussione, non ci sono più certezze né punti fermi che possiamo cominciare veramente a immaginare di costruire un mondo nuovo. Anzi, a proposito, era proprio di questo che ti volevo parlare: che ne dici, lo costruiamo un mondo nuovo? Pensa, un sistema efficiente, organizzato, in cui ognuno ha un ruolo e responsabilità ben precise, e tutti collaborano per il bene dell'intera comunità
- Ecco, lo sapevo, adesso ci arrestano, ci mettono in galera e buttano via la chiave. Ma sei diventata matta? Ruoli, responsabilità ben precise, ma cosa ti salta in mente? Cancella immediatamente quello che hai appena scritto e fa in modo che nessuno possa più trovare traccia di pensieri tanto blasfemi: guarda che ci sono degli hacker abilissimi che si insinuano nei computer e scoprono tutte le cavolate che hai pensato e poi non si sa che cosa ti possono fare, possono ricattarti, punirti, sbeffeggiarti, torturarti, svillaneggiarti e chissà cos'altro
- Adesso sei tu che ti devi calmare, fai un bel respiro profondo, magari bevi anche un bel sorso d'acqua e ascoltami. Non c'è niente di male in quello che ho detto, non sto certo complottando per chi sa quale fine sovversivo, sto solo...
- Peggio, peggio, peggio, ma come fai ad essere così ingenua? Certe volte mi fai una rabbia! Sembri uscita dal villaggio del bel Mulino Bianco. Ruoli, responsabilità, ma sai almeno che cosa significano questi termini? Basta, non voglio sentire una parola di più, ci tengo alla mia vita, io. E poi che cosa vorrai mai fare? Costruire un mondo nuovo: ma sei scema? A parte che a me quello vecchio va benissimo così com'è, ti sembrano cose anche solo da pensare? Ma chi credi di essere? Lo sapevo, lo sapevo, ci porterai tutti alla rovina, ci butteranno in mezzo ad una strada, senza cibo né un tetto sopra la testa, soli e raminghi per strade sconosciute e nemiche. Fai presto a parlare tu, ma sono io che mi devo occupare di quei poveri disgraziati di Memé, Molotov, Dimitri, Filtri..
- Da quando in qua ti preoccupi anche per Filtri? Non la puoi vedere...
- Da quando mi sono resa conto che con te faremo tutti una bruttissima fine
- Ma dai, sei sempre la solita esagerata. Certo che se una tale  sceneggiata può servire a farti riappacificare con Filtri, va bene anche questo
- Adesso smettila di parlare, non dire più una parola. Non voglio sentire più niente, ne ho veramente abbastanza
- Dai, gattona mia, miciona mia adorata, coccolina mia, dai che ti racconto cos'ho pensato
- Non ci provare, vade retro, allontanati immediatamente....non ti avvicinare...no no lascia stare le mie orecchie...non ti ascolt...frrr....frrr...no...n.......frrr.....frrr....dimmi tutto quello che vuoi.....frrr.... frrr........
(Continua...)

lunedì 19 giugno 2017

Una gatta e la sua farmacista -16

Come Presidente del Consiglio Superiore dei Pelosi di Casa  (suona bene, vero? Sembro veramente importante, cosa dici?) ti devo parlare molto seriamente ( è inutile che indaghi su chi siano i componenti di questo consiglio:  il Nano ed io, naturalmente. Pochi, ma buoni, questo è il mio motto).
Bando alle ciance, andiamo subito al sodo: così non si può più andare avanti.
Ti si parla e non ascolti, sei perennemente sovrapensiero, hai sempre l'aria persa al mondo.
E poi cos'è questa novità di vagare di notte per casa? Ma ti sembra una cosa ben fatta? Di notte gli umani per bene  dormono e non disturbano i poveri gatti che da bravi felini lavorano strenuamente.
Cosa credi, che non mi sia accorta che alle due, alle tre, ti aggiri tra la cucina e la terrazza alla disperata ricerca di una pace che non trovi? A me non sfugge niente, ricordatelo.
Questi, però, in fondo, sono fatti tuoi: se invece di riposare preferisci startene sulla sedia, nel tuo solito angolo, a fissare il vuoto, fai pure, per carità. Contenta te, contenti tutti.
Quello che non possiamo proprio accettare è la tua totale mancanza di attenzione e considerazione per noi poveri pelosi di famiglia. Lo capisci anche tu che non puoi trattarci sempre in questo modo, non è giusto e rivela una grave mancanza di sensibilità e senso di responsabilità.
Hai un sacco di pensieri? E allora? Pensi di essere l'unica?
A parte il fatto che tu fra dubbi, tormenti, analisi e controanalisi, domande amletiche senza risposta, logoramenti esistenziali vari, ci hai passato la vita. Sai la novità.
Adesso però stai veramente esagerando, te lo devo proprio dire.
Sai cosa mi ha detto Memè qualche giorno fa? Se la nostra umana va avanti ancora così , un giorno o l'altro chiamo il Telefono Felino e la denuncio per abbandono di peloso.
Per fortuna che al mattino c'è Elena, lei sì che ci vuole veramente bene e si occupa di noi, ma poi va via e allora rimaniamo soli, alla mercè di un fantasma del tutto inaffidabile, con il quale non si può parlare e che non ci vede neanche. Niente coccole, niente paroline dolci, niente di niente.
Abbiamo allora convocato il gran Consiglio di guerra e ci siamo consultati: il Nano, tanto per cambiare, naturalmente cerca di mediare, per non dire che sta spudoratamente dalla tua parte. Lo sai com'è fatto, ti vuole bene e si accontenta anche di poco,  per lui basta solo che tu ci sia.  Brontola, si lamenta, spettegola senza ritegno, ma ha per te una vera e propria venerazione. Sarebbe disposto a perdonarti qualunque cosa.
Io però non mi lascio commuovere così facilmente e allora gli ho detto: "caro il mio Nano, dobbiamo fare assolutamente qualcosa, soprattutto per il bene della nostra umana. Io la conosco bene, quando fa così è perché è andata in cortocircuito. Bisogna darle  una bella scossa: intanto bisogna farle capire che non si può abbandonare dei poveri micetti  in questo modo, senza affetto e considerazione, in balia degli eventi. E poi dobbiamo spiegarle che comportandosi in questo modo non può davvero sperare di arrivare a qualcosa di buono;  non è tenendo tutto dentro e chiudendosi in se stessa che troverà una soluzione ai suoi problemi ."
Dimitri, con quella sua aria da gatto di peluche, per una volta ha avuto l'idea giusta: bisogna creare un diversivo che la scuota nel profondo.
Detto fatto.
Ci siamo attivati e come una vera task force abbiamo realizzato un piano che definire geniale è dir poco: ti abbiamo fatto trovare un uccelletto nel bagno.
Io lo so che i pennuti ti  fanno paura e non immagini come mi sono goduta la scena di te che strillavi a più non posso e di tuo marito che si agitava saltellando non sapendo come allontanare l'intruso senza che si facesse male.  Mi sono proprio divertita, anzi ci siamo divertiti tutti parecchio.
E bisogna riconoscere che la scena isterica ti ha fatto un gran bene: ti sei sfogata, hai avuto i tuoi cinque minuti di sceneggiata ridicola e sei tornata il mio capo di sempre.
P s. Sappi che per pagare l'uccellino abbiamo dovuto fare una colletta e ci è costato un sacco di croccantini. Un vero Presidente sa fare sempre il bene dei suoi associati, non credi?

lunedì 12 giugno 2017

Una gatta e la sua farmacista -15

Fa caldo. Improvvisamente è scoppiata l'estate e come ogni anno coglie tutti voi umani impreparati.
Agognate le belle giornate per tutto l'inverno, le desiderate, le sognate, e quando finalmente il sole diventa caldo e luminoso è tutta una lamentela, uno sbuffare, neanche fosse la prima estate della vostra vita.
Se non c'è l'aria condizionata sembra che non ce la facciate neppure a respirare, vi manca l'aria, così non si può proprio resistere; se c'è, è sempre troppo alta, troppo diretta, lo sbalzo di temperatura è sicuramente eccessivo, mamma mia, sono sudata, mi prenderò di sicuro un accidente. 
Ieri, sbirciando fra le tue cose, ho visto una vignetta bellissima, di quel tuo Cavezzali che ti piace così tanto, che mi sembra sintetizzi molto bene un certo modo di vivere: "la felicità porta via un sacco di tempo al potersi lamentare". Incisivo, esaustivo, fulminante.
Certo è che mi piacerebbe proprio capirvi meglio voi umani, soprattutto perché sono convinta che in fondo in fondo non siate poi così diversi da noi pelosi.
Prendiamo ad esempio il Nano: lui è un gatto che parla, non è che si lamenta nel vero senso della parola. Entra in casa e comincia a raccontarti il perché è il percome di tutto quello che è successo a tutto il circondario. Lo so, me ne rendo conto anch'io che ha un tono un po' petulante, ma non è cattivo, è semplicemente fatto così, pettegolo, brontolone, prolisso. Che cosa ci vuoi fare?
Capita così anche a voi? Perché, vedi, lui in fondo chiede solo attenzione: se non lo ascolti e non gli dedichi un briciolo di interesse non si fa neppure toccare, ma se lo lasci sfogare e gli rispondi, allora è il gatto più affettuoso della terra. Non è difficile, non credi?
Forse quelle persone che trovano da ridire su tutto hanno solo bisogno di un pubblico che le gratifichi. Forse hanno solo bisogno di ricordarsi di essere vivi.
Facile a dirsi quando non ci sei in mezzo tutto il giorno, quando non devi passare il tuo tempo in discussioni del tutto inutili, polemiche sterili, querimonie noiose e snervanti.
Credi che non lo sappia? Credi che anch'io non abbia i miei bei grattacapi?
Guarda Memè, ha sempre fame e fretta, viene in casa protesta perché non c'è mai niente di pronto da mangiare, divora tutto quello che trova come se avesse il verme solitario e sparisce, mai un grazie, una parola gentile, un saluto educato. Per forza, sua madre è quella smorfiosa della Filtri, cosa vuoi che gli abbia mai potuto insegnate una gatta morta del genere. In fondo, non è del tutto colpa sua, io ci provo a metterlo in riga, ma non spetta a me fare di lui un peloso come si deve.
Come faccio a sapere che sua madre non gli ha certo dato un'educazione adeguata?
Ci vuole poco, basta guardarla: non hai visto come muove la coda? E poi è sempre in perfetto ordine, tutta allisciata, dove vuoi che lo trovi il tempo per occuparsi della sua prole?
È inutile che scuoti la testa, io non sono piena di pregiudizi e luoghi comuni come dici tu, io vedo le cose come stanno: i genitori devono fare i genitori, devono occuparsi dei figli, educarli e dare loro delle regole. Si vede subito che Filtri non è una brava mamma. O, perlomeno, io non ho dubbi al riguardo e non li avresti neppure tu se non passassi la vita a darmi contro.
Va bene, d'accordo, sono anch'io un po' brontolona ogni tanto, e allora?
Mi piace provocarti, ma lo faccio per il tuo bene, sai, così ti mantieni in allenamento per quando devi trattare con i tuoi clienti più tosti, e invece di innervosirti impari a buttarla sul ridere e a cogliere l'aspetto buffo delle cose

lunedì 29 maggio 2017

Una gatta e la sua farmacista -14

Ma che cosa ti è venuto in mente, adesso?
Dove sta andando il mio divano? Il mio bel divano giallo, morbido, comodo, è da sempre il mio regno, il mio rifugio, il mio angolo più amato.
Si, va bene, magari è un po' sciupato ai lati, ma lo sai anche tu quali lotte mi tocca fare con quegli scriteriati di Dimitri e Memé per impedire loro di salirci sopra. Lo riempirebbero tutto di pelo, lo sporcherebbero sicuramente con quelle loro zampacce sporche d'erba e di fango, ne farebbero il teatro delle loro lotte e dei loro giochi.
Non è certo colpa mia se poi quei due lazzaroni si vendicano arrotandosi le unghie sul morbido velluto della spalliera: se tu fossi un'umana molto più responsabile stabiliresti delle regole ben precise  con pene severissime per chi non mi obbedisce.
Non solo devo fare tutto io, ma devo fare i conti anche con te che sei l'anarchia fatta persona.
Un vero disastro.
Che cos'è quel mostro che sta entrando? Un nuovo divano? Azzurro? Azzurro? Tutto questo azzurro mi sta abbagliando, mi sta accecando, mi fa venire il mal di mare.
E poi ha un cattivo odore. Non mi piace, non mi piace, non mi piace. Rivoglio il mio divano giallo.
Vuoi dire che non dispiace nemmeno un po' lasciarlo uscire dalla tua casa?
È stato il primo mobile di tuo gusto che hai scelto e comprato: trasferiti da un'altra città, i tuoi genitori ti hanno offerto la casa che avevano arredato per sé molti anni prima e in cui non avevano mai abitato. Anche per loro era più un museo che una casa, nuova, immacolata, severa, talmente  poco accogliente da renderla estranea. C'era, in salotto, un orribile divanetto verde sottobosco d'autunno che metteva tristezza solo a vederlo. I mobili scuri, pesanti, due pareti di pesanti tendaggi, l'atmosfera invitava a muoversi in punta di piedi e a bisbigliare sommessi.
Un giorno tuo padre ti propose un accordo: se proprio lo avessi veramente voluto, se proprio non ne potevi fare a meno, si sarebbe potuto cambiare il divanetto verde: effettivamente aveva talmente tanti anni che forse, forse, si sarebbe potuto sostituire. In via del tutto eccezionale, naturalmente. E solo perché qualche capriccio bisogna concederlo anche ai giovani. Ma non ti ci abituare, mi raccomando, non metterti in testa delle idee.
Il divano giallo dominava la sala di esposizione: fu amore a prima vista. Era vivace, allegro, giallo, luminoso, ma soprattutto giallo. Giallo sole, giallo brillante, giallo che più giallo non si può.
Ti piace? Sei sicura che non ti stancherai di un colore così impegnativo? Guarda che un divano è per sempre, non si cambia un divano ogni anno.
Nulla è per sempre.
L'azienda è la stessa, anche il signore gentile che ti illustra i vari modelli è lo stesso. Il nonno no, non c'è più; c'è però la sua copia conforme, quel nipote che se non avesse la barba avrebbe potuto essere scambiato per il nonno più giovane.
È molto azzurro. Ti piace? Sei sicura che non ti stancherai di tutto questo azzurro?
Non mi sono stancata del giallo, non mi stancherò dell'azzurro.
E i gatti? Come faremo con i gatti? Chi glielo spiega adesso a Pallo che c'è un nuovo divano?
Non c'è niente da spiegare, siete sempre i soliti inaffidabili. Scambiare il mio prezioso rifugio con questo affare che puzza di odori sconosciuti e stranieri.
Tranquillo, nonno. Te li tengo d'occhio io questi qui, non ti preoccupare.
Se fosse per loro rottamerebbero tutto ogni anno, ma, non temere, farò tutto il possibile per dissuaderli, per farli lasciare ogni cosa com'è


lunedì 22 maggio 2017

Una gatta e la sua farmacista - 13

Te l'ho mai detto che ormai mi basta sentire il tuo passo sulle scale per capire come ti è andata la giornata?
Se è leggero e saltellante vuol dire che non è poi andata troppo male: magari sei stanca, ma sei anche abbastanza soddisfatta del lavoro compiuto.
Altre volte appare pesante, come se salissi una scalinata infinita con le spalle gravate da un peso importante: ti ricordi che nell'ingresso della casa dei tuoi genitori c'era una vecchia stampa che raffigurava il mitico  Atlante con il globo terrestre sulle spalle? Da bambina guardavi rapita quel gigante deforme quasi schiacciato dall'opprimente fardello, ti attraeva e ti impressionava insieme, come attira e respinge tutto ciò che di oscuro ci affascina. Se lo cerchiamo bene, credo che sia ancora  nascosto da qualche parte in cantina: lo so che qualche volta ancora lo sogni, però forse è meglio se lo lasciamo riposare dov'è, coperto di polvere e di sogni infantili. Accontentiamoci di quello che offre la realtà di ogni giorno, che ricordare il passato non è sempre un bene. 
Infine, alcune volte, non mi accorgo neppure che sali: apri la porta e mi sbuchi davanti, senza vedermi, del tutto smarrita in pensieri nascosti. Sono le volte in cui mi spavento davvero: intuisco ragionamenti complessi, arcane domande che non vuoi condividere, dubbio, incertezza, perplessità, indecisione. Non mi guardi, non mi saluti, non parli: cerco di farmi notare, mi struscio sulle tue gambe, ti intralcio con intenzione, reclamo un po' di giusta attenzione. Mi ignori, del tutto perduta in un mondo in cui non c'è posto per nessuno di noi.
Sai, certe volte rimango per ore fuori dalla finestra della farmacia e ti osservo al lavoro. Mi manchi, non sai quanto mi manchi quando ti sento lontana. Guarda, lo so che non dovrei proprio dirlo, che me ne pentirò quanto prima, ma ti preferisco esagitata e fuori di testa, urlante arrabbiata infuriata, tutto tranne questo silenzio sospeso e inquietante.
Ti osservo, dicevo, e cerco di farmi un'idea di quel che succede, cerco di capire che cosa ti turba. 
Effettivamente, qualche volta, non hai tutti i torti: le persone, talvolta, sono veramente ben strane. 
Una notte di turno, un signore che aveva bisogno di farmaci, arriva, vede tutto illuminato, non suona il campanello (non volevo disturbare!), ma ti denuncia per non aver effettuato il servizio notturno. Secondo lui, che cosa avresti dovuto fare? Percepire le sue necessità per contatto telepatico? 
Ha visto il cartello, "suonare tutti e due i campanelli"(avevi anche sostituito il termine "entrambi", troppo difficile, dava origine ad equivoci fantasiosi). ma non l'ha fatto: ha bussato ad una finestra, forse pensando che da buon soldatino rimanessi vigile, pronta a scattare ad ogni flebile suono, sempre che il rumore della strada ne permettesse un'eco riconoscibile.
Capita di sbagliare, di non sapere che cosa fare, di non riuscire a spiegarsi. Non è grave. Succede.
Quello che è grave, difficile da interpretare, quasi impossibile da giustificare, è partire in quarta accusando il mondo intero delle proprie mancanze, senza neppure fare lo sforzo di mettersi nei panni dell'altro, sicuri di essere oggetto di oscuri complotti malvagi aventi l'unico scopo di volerci annientare.
Siamo in Italia, che ci vuoi fare. In America no, nessuno sbaglia;  in Germania nemmeno, tutti perfetti, gentili, accoglienti, educati, esemplari; in Francia solo persone solerti, disponibili, sensibili, aperte; in Inghilterra, poi, il paradiso terrestre, ogni cosa funziona, niente intoppi, ostacoli, incagli.
Siamo in Italia, mi devi capire senza che io mi debba spiegare; mi devi aiutare senza che io te lo debba chiedere, così che possa poi lamentarmi del tuo intervento opprimente; ci devi essere, attiva competente informata, ma non mi devi dire che sbaglio, perché così io mi offendo, e poi non sono mai da meno di te.
Siamo in Italia, e quando ami il lavoro che fai quello non è un lavoro.
Siamo in Italia, e lavorare non è un diritto, ma un privilegio.
Siamo in Italia, ma, certe volte, mi piacerebbe essere in quel paese magico in cui tutti comunicano per telepatia, non ci sono mai equivoci, nessuno teme il parlare, spiegarsi, capire





lunedì 15 maggio 2017

Una gatta e la sua farmacia -12

Ciao, capo, come va? Sempre indaffarata, vedo. Bene, bene, così si fa, operose attive dinamiche.
Mi piace vederti così, mi metti di buon umore.
Ah, non c'è niente da stare allegri? E perché mai? Possibile che tu abbia sempre qualcosa di cui lamentarti? Non si può dire una parola e sei già pronta a contraddirmi.
Certo, voi umani tendete un po' a drammatizzare tutto, vi piace immensamente complicarvi la vita, siete sempre pronti a trovare qualcosa che non va, che non vi soddisfa, che potrebbe andare meglio.
Adesso non fare quella faccia, in fondo cosa ho detto? Dici che minimizzo le tue difficoltà?
E che saranno mai.
Normale amministrazione per una che di lavoro ha scelto di risolvere i problemi altrui.
Se preferivi una vita tranquilla e solitaria facevi la ricamatrice e ti dedicavi anima e corpo al piccolo punto. Hai scelto di fare la farmacista e adesso non ti resta che correre. Semplice, non credi?
Io credo di sapere che cosa c'è che non va: alla domenica e con  il bel tempo hai voglia di uscire e di fare una di quelle lunghe camminate che ti piacciono tanto. Quando torni a casa, poi, non hai più voglia di metterti a lavorare, così passi il resto della giornata a logorarti fra quello che dovresti fare e la mancanza totale di concentrazione e volontà, raggiungendo il brillantissimo risultato di non combinare niente di buono senza riposarti e rilassarti, ma anzi stressandoti a dismisura.
Lo vedi come riesci a rendere tutto inutilmente complicato e difficile?
Vediamo di fare un po' d'ordine: in fondo sei umana anche tu, se per un giorno alla settimana ti prendi una pausa e te la godi, ti assicuro che non muore nessuno. Devi solo accettare l'idea di avere due gambe due braccia e una testa come tutti, niente di più niente di meno.
Peraltro, sei anche piuttosto vecchiotta per cui qualche pausa è sempre più necessaria; i vent'anni sono finiti da un pezzo e con essi avresti dovuto abbandonare anche i deliri di onnipotenza.
La soluzione, quindi, è semplice: il sabato ti dedichi alla casa e alla famiglia (te lo ricordi che ci siamo anche tutti noi? Abbiamo bisogno di essere nutriti accuditi curati. Chi deve occuparsi delle nostre esigenze?), la domenica è tutta per te, esci, vai a correre, svagati, divertiti, riposati, rilassati.
Tutti gli altri giorni li dedichi al tuo lavoro, ai tuoi clienti, a tutti quei mille impegni che costituiscono l'essenza della tua vita: hai cinque giorni pieni per giocare a fare la grande professionista, per soddisfare il tuo ego ipertrofico, per assecondare il tuo bisogno di fare tutto ed essere dappertutto, per dare sfogo alle tue manie di protagonismo.
Poi però basta. Ti fermi. Ti prendi ventiquattr'ore di pausa.
E se mentre ti stai riposando crolla il mondo? Pazienza. L'hai trovato già fatto e lo lascerai  fatto.
Rassegnati all'idea di essere solo un millesimo di un granello di sabbia nell'universo e che senza di te tutti continueranno a vivere benissimo. Forse meglio.
Forse a qualcuno mancherai: c'è sempre il masochista di turno che ha bisogno dello stimolo di un moscerino per poter andare avanti.
E mentre sei finalmente in pace col mondo, rifletti: ne vale sempre la pena?
No, non rispondermi così, di getto, prima pensaci bene: è davvero sempre tutta passione?
Non c'è mai un anelito d'ansia, un sottile refolo di profonda paura del vuoto, un'acuta inquietudine, un intimo smartimento che nulla ha di nobile, ma è solo segno indelebile di una debolezza nascosta?
Te lo sei mai chiesto?
Ecco, ti affido un compito, così avrai qualcosa da fare. Interrogati, scruta negli angoli più remoti e dimenticati del tuo animo, indaga a fondo dentro di te.
Poi fermati, riposati, dormi. Lascia fluire la vita e accetta il tuo essere fragile, affezionati alle tue manchevolezze, accogli errori e lacune.
E non ti preoccupare se non sei perfetta come vorresti: io ti voglio bene lo stesso



lunedì 8 maggio 2017

Una gatta e la sua farmacista - 11

Senti, capo, passi che te ne vai così, di punto in bianco, sparisci e mi abbandoni con tutta la casa sulle spalle da gestire e controllare.
Sorvoliamo anche sul fatto che appena volti l'occhio qui si scatena un'anarchia totale e assolutamente deplorevole: non so bene come sia possibile, perché non è che sei esattamente un mostro di organizzazione e autorità, ma quando ci sei tu tutto sembra filare abbastanza liscio e l'ambiente appare perlomeno vivibile. Ti allontani tu e il caos regna sovrano.
Quello su cui non posso certo sorvolare è l'assoluta mancanza di regole che emerge in tua assenza.
Ma come li hai educati questi qui, dico io.
È mai possibile che ognuno entri ed esca a suo piacimento, gli orari dei pasti sono a dir poco fluttuanti  (per non parlare della qualità, assolutamente deplorevole), confusione ovunque, una babilonia stressante e veramente fastidiosa.
Intanto, lo sai che quando è da sola tua figlia dorme nel nostro letto? Dice che è molto più largo e comodo del suo. Bella forza! Vorrei ricordarti che quello é il nostro letto, mio e tuo: già ci tocca dividerlo con tuo marito, ma, perlomeno lui mi lascia abbastanza posto perché io possa stare comoda.
Tua figlia? Un disastro: pretenderebbe anche di allungare completamente le gambe e, pensa, si piazza in mezzo al letto e mi vorrebbe relegare in un angolo! A me! Il letto è solo mio e tuo: tutti gli altri sono ospiti poco graditi che dovrebbero avere almeno la decenza di non disturbare più di tanto, altro che gambe allungate. Se andiamo avanti così, capaci anche di pretendere di allargare le braccia. Robe da matti, di questo passo chissà dove andremo a finire.
E poi lo sai che alla mattina vorrebbero anche dormire fino a tardi?
È una vera indecenza: devi assolutamente fare qualcosa!
Sai quanto sono delicata, io, quando verso le cinque e mezzo comincio a darti la sveglia. Ebbene: quella sciagurata di tua figlia ha avuto il coraggio di cacciarmi via asserendo che la stavo martirizzando. Io! Io che mi faccio premura di darti tanti grattini , ma stando ben attenta solo a sfiorarti con le unghie, mica le affondo; io che ti do un sacco di testatine delicate delicate: non é certo colpa mia se voi umani siete dei poltroni terribili e per farvi alzare dal letto neppure con la gru ci si riesce. Con te devo cominciare alle cinque per farti alzare alle sei, con tua figlia prima delle sette non c'è stato verso di ottenere qualcosa. Le sette? Un'ora inaudita per delle persone che dovrebbero essere scattanti attive produttive dinamiche. Ma in che mondo vivete!
Lo sai che cosa ha avuto anche il coraggio di fare? Non sono una che fa la spia, ma quando ci vuole ci vuole. Non riferirle che te lo detto, sarebbe capace anche di offendersi.
Siccome era convinta che cercassi di svegliarla solo perché avevo fame, ha cercato di imbrogliarmi offrendomi dei croccantini prima di andare a letto. Lo vedi che non ha capito niente? Ti sembra che io mi impegni ogni mattina a fare da sveglia solo per una cosa così volgare come quattro croccantini?
Io ho il compito importantissimo di non farvi impigrire, di ricordarvi che le prime ore del mattino han l'oro in bocca, di mantenervi vivi vivaci svegli pronti acuti. Ti sembra che mi farei comprare con quattro stupidi croccantini, come quelli che dai a tutti gli altri, magari anche a quella smorfiosa della Filtri?
Almeno una scatoletta sopraffina mi doveva offrire, che diamine.
Qualcosa di raffinato, superlativo, superbo, in linea cioè con il ruolo di importanza fondamentale e  l'alto incarico che ricopro. Non sono certo una qualunque, io.
E poi, guarda, non te lo volevo neppure dire, ma sappi che ti ha manomesso perfino  la sveglia ed ha usato il tuo bagno e anche le tue cose.
Così almeno ti regoli per la prossima volta e prima di abbandonare la nave in balia della tempesta ci pensi non due volte, ma cento

domenica 30 aprile 2017

Una gatta e la sua farmacista - 10

Ciao, capo, come stai? Mi sembri più tranquilla, riposata, ed  è  un piacere vederti così, distesa e serena. Non capita spesso. Secondo me, queste piccole pause (ecco, non le chiamerei proprio ferie, mi sembra una parola grossa per due giorni e mezzo di sosta dal lavoro) ti hanno fatto proprio bene. Oddio, hai ancora due belle occhiaie scure e l'aria tutto sommato parecchio sciroccata, ma questa temo sia la tua natura per cui ci accontentiamo.
Senti, non è che mi daresti una mano? Sai, adesso ho un mio pubblico, tutta una serie di ammiratori, di follower, come dite voi umani (che modo di parlare! Non  siete capaci di usare per bene una sola lingua per volta? Tendete ad adoperarne diverse, tutte insieme, tutte in modo sommario e superficiale), che mi scrivono, mi fanno domande, richiedono la mia opinione sugli argomenti più disparati.
Ora, io non ho nessun problema a rispondere a tutti, ci mancherebbe altro, e mi fa molto piacere parlare con tutte queste persone che mi cercano, solo mi servirebbe una segretaria che mi aiutasse con questo maledetto computer che ho ancora qualche difficoltà a dominare completamente, mi curasse la corrispondenza, mi organizzasse le scadenze e gli impegni che si stanno facendo ogni giorno sempre più  pressanti.
È proprio inutile che fai quella faccia, non è colpa mia se sono diventata più famosa di te. Se ti ricordi bene, all'inizio, mi sono intromessa solo per darti una mano.
Poi le cose sono andate come sono andate: é inutile che giriamo attorno al concetto, io piaccio.
Lo sai che una lettrice mi ha chiesto perché non scrivo un libro? Ci pensi? Io scrittrice!
Già mi ci vedo a rilasciare interviste in TV, elargire con grazia autografi a destra e a manca (cinque euro l'uno, prego, ho sempre una famiglia da mantenere), dispensare dotte opinioni su qualunque argomento richiesto, salute scienza spettacolo arte del saper vivere moda medicina musica e letteratura politica e diritto, discettare discutere dibattere con gentile, magnanimo distacco e generosa benevolenza.
Ecco, sarebbe proprio la mia.
D'altra parte, se giornali televisione e web sono pieni di persone che senza una qualifica adeguata si avventurano in ogni sorta di argomentazione su ogni aspetto dello scibile umano, anche i più tecnici e particolari, in barba a competenze specifiche e necessarie, se chiunque può esporre idee e opinioni senza un minimo di logica o di fondamento ed avere seguito ed essere ascoltato, perché anch'io non posso avere un mio seguito di estimatori e di fan? Cos'ho io meno di un'attricetta qualsiasi che si confronta alla pari con medici e specialisti su vaccini e cure anticancro?
Non pensi che farei anch'io la mia splendida figura?
Io sono la gatta Pallo, sono la tua pelosa, la tua amica, la tua coscienza. Non sono perfetta nel mio ruolo di tuttologa ed esperta di cose della vita?
Smettila di fare la difficile, sempre piena di remore o di dubbi, sempre pronta a rendere complicate anche le cose più semplici, lascia fare a me, vedrai che successo, avremo i fan in delirio.
Ma come, non mi vuoi seguire? Non mi vuoi aiutare? Vuoi continuare a fare la farmacista di periferia, a batterti sempre per le stesse povere misere cose, niente di mirabolante, di entusiasmante, di veramente eccitante?
Te ne approfitti perché ancora non sono del tutto autonoma, ho ancora qualche difficoltà tecnica, ma verrà il giorno che riuscirò a fare a meno di te e allora vedrai che cosa sarò in grado di fare.
Cosa dici? È meglio che per il momento continui ad occuparmi solo di te e  degli altri pelosi di casa?
Dici che è molto meglio?
D'accordo, capo, cedo alla violenza, ma sappi che non sono affatto d'accordo.
Posso almeno chiederti una cosa?
Dimmi la verità: tu cosa pensi veramente di me? Sono o non sono un mito?

domenica 23 aprile 2017

Una gatta e la sua farmacista -9

Che bello, capo, stai a casa qualche giorno! Ecco, magari tutto il giorno, dal mattino presto alla sera tardi, spero di no: lo sai che quando sei a casa ti prendono le furie dell'ordine e cominci a rivoluzionare armadi, rovesciare cassetti, spostare mobili e suppellettili come neanche un tornado si sia abbattuto sulla nostra povera abitazione.
Però, capo, sono felice se stai un po' più con noi. Non ci sei mai! Al mattino ti sveglio all'alba, ti riempio di grattatine, graffietti, testatine, finché ti rassegni e ti alzi: lo sai quanto mi piacciono queste schermaglie! Mi piacerebbe che giocassimo un po' più a lungo, invece tu ti alzi quasi subito, ci dai la colazione, ti bevi il primo caffè della giornata, il più buono, e sei già seduta al computer a lavorare. Ci provo, io, a staccarti da quella macchina infernale, ma tu sembri del tutto rapita da quella luce brillante, da tutte quelle figurine che ti scorrono davanti veloci e ammalianti.
Hai fretta, mi continui a ripetere, adesso devi correre a prepararti, hai fatto tardi, il lavoro ti aspetta, il lavoro quello vero, intendi: perché, cosa hai fatto fino ad ora? 
Ti cambi, trangugi veloce il secondo caffè e sparisci.
Ti rivedo alla sera, stanca, troppo tardi anche solo per prenderci un momento tutto per noi, entri in cucina seminando un po' dovunque indumenti ed oggetti personali, agguanti il telefono e quel punto ti abbiamo perduta definitivamente tra un fiume di parole scambiate con coloro che non hai potuto contattare durante la giornata.
Ti lamenti perché dormi poco e male? E ti meravigli? Spiegami, di grazia, come puoi pensare di riuscire a riposare per bene con una vita così frenetica.
Da quando sei a casa (solo due giorni, ma sembrano molti di più) e conduci una vita più accettabile va tutto molto meglio. Intanto fai molta più attività fisica: hai riscoperto il piacere di lunghe camminate all'aria aperta, da sola, in silenzio, senza fretta e senza un orario preciso. È piacevole inseguire con calma pensieri nascosti, costruire ragionamenti complessi, lasciarsi trasportare da sensazioni profonde: non devi tornare ad un'ora precisa, se tardi non si adira nessuno. Se sei stanca ti fermi, se hai voglia di correre corri. 
Hai già  preso un colorito più sano, sei sempre piuttosto pallida, ma adesso hai un viso più roseo e disteso. Torni a casa allegra, di ottimo umore, affamata e quasi felice. Ci mettiamo insieme a leggere un libro, uno dei tanti, poi lo posi, ne apri un altro e ne leggi tre pagine. Io ti aiuto a girarle e tu apprezzi il mio aiuto, io mi piazzo davanti al tuo libro e ti impedisco di leggere, tu mi riempi di coccole e io vado in brodo di giuggiole quando mi dici tutte quelle paroline gentili. 
Ti rendi conto che siamo in paradiso? Ci addormentiamo vicine vicine e dormiamo un sonno profondo, ristoratore, finalmente in pace col mondo.
Hai visto che non avevi niente di grave? Non servivano pastigliette e tisane, dovevi solo rilassarti e distenderti. È inutile che ti affanni a cercare  la pillola della felicità, la medicina magica che risolva tutti i tuoi problemi, il farmaco miracoloso che ti permetta di ottenere dal tuo fisico quello che non ti può dare, ti faccia superare i tuoi limiti. Sei fatta come gli altri di carne e di sangue e ovunque non puoi essere, di più non puoi fare. 
È arrivato il momento di fermarsi e di aspettare che ciò che hai seminato germogli. Devi lasciare che i pensieri sedimentino, si organizzino in un insieme organico, diano vita ai sogni per i quali hai tanto lottato.
Succederà, abbi fede e pazienza. Succederà. E allora dovrai essere pronta, ricettiva, disponibile ad accogliere quello che il destino ha in serbo per te.
Adesso riposa, però, per non farti trovare impreparata, talmente sfinita da non sapere neppure cogliere le cose meravigliose che ti aspettano

domenica 16 aprile 2017

Una gatta e la sua farmacista - 8

Ciao, capo, che ci fai ancora in giro per casa a quest'ora?  È tardi, devi sbrigarti, dai che ti accompagno alla porta così non rischi di perderti nel tragitto andando avanti e indietro a caccia di tutto quello che ti serve al lavoro e che sistematicamente dimentichi dove lo hai posato.
Ah, se non ci fossi io a mantenere un po' d'ordine in questa casa! Certo che é proprio una gran fatica, al mattino, accompagna uno di qua, un altro di lá, ricordati le chiavi, il portafoglio, magari anche la testa sul collo, non si sa mai. 
Certe volte penso che sia una fortuna che soffri di emicrania, così ogni tanto ti ricordi di avercela una testa. Lo so che tua madre te lo diceva sempre quando ti lamentavi per il dolore e tu ti innervosivi ancora di più, ma, secondo me, aveva ragione lei. 
Perché? Te lo spiego subito. L'emicrania é una malattia e come tutte le malattie ti viene e basta. Succede: siamo fatti di carne e sangue, siamo macchine perfette, ma anche fragili, metti in conto che ogni tanto un meccanismo si possa inceppare, qualche pezzetto usurare, un ingranaggio scheggiarsi. 
Te lo ricordi? L'uomo é mortale, Socrate é un uomo, Socrate é mortale. Niente di nuovo, niente di originale, niente meno che ovvio. 
Ciò che non é ovvio per niente é lo zelo pressante e sistematico con cui voi umani vi dedicate a mettere in difficoltà il vostro fisico. Ogni scusa é buona, ogni motivo valido, ogni giustificazione legittima. Sembra che non vi rendiate conto che avete dei limiti, superati i quali diventa tutto molto incerto e precario. 
Guardati dentro e dimmi che non ho ragione, se ne hai il coraggio. 
Sei sempre più stanca, ma non sei capace di riposarti, non ne hai il tempo, dici. Ne sei sicura? Arrivi alla sera sfinita, ti fanno male gli occhi, hai mal di testa, dirmi poco e male, all'alba vaghi per la casa come il fantasma dell'opera, se non sei in laboratorio sei in farmacia, e se non sei in farmacia sei al computer, hai anche rinunciato alle ferie perché in questo momento non puoi proprio mollare. 
E ti meravigli se in certi momenti ti esplode la testa? Io credo che in realtà  ti meriteresti ben di peggio perché te li  vai proprio a cercare i guai. E guarda che a forza di chiamarli, i guai, prima o poi rispondono. 
Ti piace il tuo lavoro, e questo più che un merito é un miracolo, dato che in genere le persone, almeno  una parte di loro, lo subisce per mere necessità economiche; sei piena di idee, e anche questa, sulla carta, é una cosa buona, in un mondo dove spesso le idee scarseggiano e il coraggio di provare a realizzarle latita, ma, per l'amor del cielo, datti una calmata, ti prego. 
Impara a dire qualche no (non ti rendi conto di quanto facciano bene, qualche volta: ti permettono qualche pausa rigenerante e ti fanno apprezzare di più. La quadratura del cerchio), soppesa rivaluta e ristabilisci le priorità, organizza e ripartisci con equità le tue energie in modo da ottimizzare il lavoro e non perdere mai di vista gli obiettivi prefissati.
Difficile? Non credo, non ti nascondere dietro un dito, in realtà sei solo spaventata dall'idea di dare una valutazione alle tue scelte e magari essere costretta a rivedere qualche decisione o posizione assunta. 
Perché, vedi, é questo il vero fulcro del problema, il vero  e unico mostro da sconfiggere: la paura di dover operare delle scelte, l'ansia di dover selezionare senza nessuna certezza di successo, il dubbio che sia meglio rinunciare a strade che potrebbero non portare da nessuna parte. 
Corri corri corri, ma devi scegliere una direzione e devi concentrare le tue forze in quel percorso, o finirai per smarrirti, sfinita, in un mare di insoddisfazione e di aspettative frustrate.
Ce la puoi fare? Ma certo, ci mancherebbe altro, tutti possono farcela. 
È dura? Certamente, ma é la vita stessa ad essere difficile. Chi ha mai detto il contrario?
Sai che noia se tutto fosse facile e scontato! 
Adesso, da brava, esci di casa e chiudi bene la porta. Non ti preoccupare, stasera mi troverai qui ad aspettarti, ci faremo un sacco di coccole e vedrai che dopo starai sicuramente benissimo

domenica 9 aprile 2017

Una gatta e la sua farmacista - 7

Laciatelo  dire, capo, sei un'umana ben strana! Dieci minuti fa eri furibonda, ce l'avevi con tutto il mondo, non ti si poteva neppure venire vicino che mordevi e fulminavi chiunque avesse la sventura di arrivarti a tiro; poi sei passata accanto ad una pila di libri (una delle tante distribuite un po' dovunque in casa), hai visto un libro che era lì da mesi, l'hai guardato come se lo vedessi per la prima volta e non fosse invece tutto sgualcito e annotato, hai abbandonato tutto quello che stavi facendo e ti sei messa beata a leggerne qualche pagina, neppure contenesse un segreto mistero rivelato che ti ha riconciliato con l'umanità intera.
Adesso, per favore, spiegami: io sarò anche solo una gatta, anche se indubbiamente unica e speciale, ma proprio non capisco che cosa ci trovi in quei tuoi libri astrusi, pieni di tutte quelle parole complicate, pagine e pagine che sfogli certe volte ridendo e certe volte accigliata e curiosa, alla ricerca di chissà quale verità nascosta o consolazione o spiegazione e conforto. Che cosa c'è di così magico in quei cosi che invadono tutte le superfici possibili, pavimenti compresi, che non si possono né toccare né spostare? Beh, lasciamo perdere, é inutile parlare con te di certe cose, quando c'è di mezzo della carta stampata non capisci più niente.
Dai, raccontami che cosa ti é successo, perché eri tanto arrabbiata: contro chi ce la dobbiamo prendere questa volta? Contro chi dobbiamo combattere la prossima guerra?
Fammi capire per bene: c'è stato un grave problema alla piattaforma web  con la quale ordini i farmaci per i tuoi clienti e i tecnici che sono dovuti intervenire per ripristinare il sistema, invece di comunicare semplicemente di essere stati costretti a sospendere determinate funzioni per farne funzionare altre di maggior importanza, hanno prima alterato e poi sospeso queste funzioni senza una parola di spiegazione, aumentando a dismisura il disagio e gettandovi tutti nel panico.
Esattamente  di cosa ti meravigli?  Lo hai scoperto solo adesso che voi umani non sapete proprio comunicare? Sarebbero bastate poche informazioni semplici, essenziali, educate?
Hai detto poco.
Ragioniamoci con calma: poche informazioni, perché quando sono troppe confondono e creano smarrimento. Quante volte anche tu ti dilunghi a dare nozioni complicate e non ti accorgi che il tuo paziente ha perso attenzione, sembra completamente smarrito ed annaspa sommerso da indicazioni che non comprende e non gli servono?
Semplici: ne vogliamo veramente parlare? Solo se conosci veramente bene quello che vuoi dire lo sai dire in modo semplice e chiaro: se hai le idee confuse tu, le tue parole non lo possono essere da meno. Tuttavia, e qui sta l'autentico dramma, non é vero il contrario: la capacità di comunicare é un dono prezioso, che sicuramente va stimolato e coltivato con cura, ma, prima di tutto,  é un dono, un'indole, una predisposizione innata. O ce l'hai o non ce l'hai, e in pochi ce l'hanno.
Essenziali: questo non é più neppure un dramma, é una vera tragedia. Cogliere i dati essenziali di un problema richiede attenzione, intuito, logica, impegno, volontà di ascolto, acutezza, perspicacia. Che cosa vuoi veramente sapere da me? Solo se sai rispondere a questa domanda hai vinto la partita e la tua comunicazione é incisiva ed efficace. Ti sembra facile?
Educate: il tono, il modo, il garbo! Le stesse cose si possono dire in mille modi diversi e saranno questi modi che determineranno la propensione all'ascolto. È più gradito ed ascoltato un no detto bene, con argomenti e intonazione gentile e pacata, che un sí aggressivo, infastidito, saccente.
E, infine, amica mia, non confondere mai il mezzo con i contenuti: hai un bel vantarti di essere tecnologicamente avanzata, sempre aggiornata sulle ultime diavolerie informatiche, smartphone di ultimissima generazione, computer non ne parliamo, adesso anche quel tablet nuovissimo che non posi mai, se non coltivi la testa, se non curi il pensiero, se non ti impegni e non ti eserciti senza risparmio, rimangono oggetti vuoti, inutili, anzi dannosi. Lo hai visto, lo hai toccato con mano anche stavolta.
Vuoi che ti dica una cosa? Alla fine credo che tu abbia ragione: riprendi in mano i tuoi libri, rileggili attentamente e con calma, non smettere di aprirne di nuovi. Hai ancora un sacco di strada da fare, di risposte da trovare, ma, soprattutto, di nuove domande da formulare.
Dai che ti aiuto: tu leggi e io ti faccio le fusa. Siamo o non siamo una squadra perfetta?

domenica 2 aprile 2017

Una gatta e la sua farmacista - 6

Allora, capo, lo vuoi capire, sì o no, che se io ti aspetto fuori dalla finestra della tua camera tu non devi andare in cucina, ma devi prima aprire la finestra per farmi entrare? Dai, capo, facciamo così da quando ero una micetta minuscola, ma già molto decisa e carismatica, te lo sei dimenticato?
Tu avevi  deciso che non avresti più voluto pelosi nella tua vita perché ci stavi troppo male quando ti lasciavano; invece io avevo deciso subito che questa sarebbe stata la mia casa e la mia famiglia,  per cui mi sono piazzata sul davanzale esterno della tua camera da letto e ho aspettato. Tuo marito ha ceduto quasi subito (ma cosa ci faccio io agli umani! Va bene che é uno squinternato di prima categoria, però devo riconoscere che se ha ceduto subito al mio fascino, in fondo in fondo tanto malaccio non può essere), mi é bastato guardarlo con i miei occhioni dolci per indurlo a farmi una cuccia con un paio di  pantaloni di velluto morbido morbido. Ti ricordi come ti sei arrabbiata? Sembravi la Paladina del pantalone declassato e vilipeso, la Protettrice dell'indumento abbandonato, il Difensore del velluto umiliato e offeso, poi hai aperto la finestra e sono diventata la signora e padrona della tua vita.
Oggi, però, hai un'aria strana: ti dimentichi del nostro piccolo rito, sei stranamente silenziosa, ti giro fra le gambe facendoti inciampare e non mi sgridi neppure. C'è qualcosa che non va, non sei come al solito.D'accordo, capo, tira fuori il rospo, perché non mi piace quando hai quell'area stralunata. Lo sai che così mi fai preoccupare.
Che cosa? Hai avuto un piccolo incidente mentre lavoravi? E me lo dici così? Ma ti sei fatta male o si é fatto male qualcun altro? Se ci sono stati danni alle cose ci pensiamo con calma, quello che conta veramente é che nessuno si sia fatto male. Ti sei solo spaventata, molto.
Adesso fermati, respira e per prima cosa dai un suono alla tua paura: lo sai benissimo che il silenzio la amplifica e la dilata rendendola incontrollabile. Il suono, la parola, la voce la rendono più concreta, reale, e come tale esce dall'ambito nebuloso della mente per diventare uno stato d'animo delimitato è definito, un banale momento di smarrimento che si può superare più facilmente.
Lasciala fluire liberamente, senza ostacolarla né contrastarla: hai il diritto di essere spaventata, é giusto e naturale, nulla di cui vergognarsi o da nascondere. È un sentimento importante, che ci aiuta a difenderci e che ci serve per salvaguardare la nostra sopravvivenza. Guai se non provassimo paura: sicuramente saremmo molto più imprudenti e correremmo molti più rischi di quanti già non ne corriamo.
Punto secondo: cerchiamo di capire insieme com'è potuto succedere e come evitare che si ripeta. Sai meglio di me che siamo tutti esseri mortali destinati all'errore e che un incidente é sempre dietro l'angolo, ma una cosa é scendere da una scala e appoggiare male un piede, può succedere a tutti e in qualunque momento, e tutto un altro paio di maniche farlo usando delle calzature inadeguate, magari delle ciabatte sformate che scivolano o nelle quali il piede non é ben calzato. Sai benissimo che  in quest'ultimo caso é solo per un colpo di fortuna se finora non é capitato qualcosa di male: é  solo questione di tempo, o, in termini più crudi, una tragedia annunciata.
Non ti azzardare a lamentarti della sfortuna o della ria sorte, non é proprio il caso: ti é andata bene, non ti é successo niente di irreparabile, i guai accadono, gli infortuni pure, fattene una ragione.
Sono sicura che la prossima volta farai certi lavori con più attenzione e più calma e saprai controllare meglio quella maledetta fretta che é la causa principale dei tuoi errori.
Però hai motivo di consolarti: hai applicato subito le procedure corrette e ti sei mossa con rapidità ed efficienza per porre rimedio velocemente alla situazione.
Lo vedi che quando vuoi lo sai che cosa devi fare e ti ricordi tutto per bene?



domenica 26 marzo 2017

Una gatta e la sua farmacista - 5

Era ora, capo, finalmente sei tornata. È tutto il giorno che ti aspetto e cominciavo a spazientirmi. Qui tutto bene: sono stata due ore di vedetta alla finestra della cucina e ti posso assicurare che in giardino non abbiamo avuto intrusione di pelosi stranieri. Sono riuscita anche a fare due capatine al limite del balcone (se mi lasciassi la portafinestra aperta potrei fare un numero maggiore di verifiche: dai, ormai é primavera, c'è caldo, non ti senti soffocare a tenere tutto chiuso? Se hai freddo, mettiti una maglia, ma fai entrare questo profumo inebriante di verde novello): tranquilla, é tutto sotto controllo, roditori nessuno,  insetti ancora pochi, emergenza formìche nulla da dichiarare. Io il mio lavoro l'ho fatto e tu con il tuo come sei messa?
Stanca? È normale, anch'io sono stanca, che cosa vuol dire? Speravi di correre tutto il giorno ed essere pronta e pimpante per una serata di follie? Guarda che la primavera non c'entra e neppure l'età, o perlomeno, non del tutto: chi corre tutto il giorno alla sera é stanco, altrimenti invece di un essere vivente, sarebbe una macchina. Sempre ammesso che anche le macchine non si stufino e quando meno te lo aspetti ti piantino in asso, come tu fai esperienza molto spesso.
Dai, capo, adesso smettila di aggirarti e siediti qui, tranquilla, vicino a me, anzi con me sulle ginocchia: lo sai che questo é il momento più bello della giornata? Tu dici sempre che le ore più belle sono le prime del mattino, quando ancora il giorno é lí da venire, gravido di promesse e di speranze, ma io é questo quello che preferisco, quando ci lasciamo la fatica e le difficoltà alle spalle e ci raccontiamo ciò che é successo, ci congratuliamo reciprocamente per i nostri successi e ci consoliamo per i fallimenti.
Ecco, così, da brava, allunga le gambe così mi posso mettere comoda  e adesso parliamo un po': come stanno i tuoi clienti? Scusami, volevo dire pazienti, lo so che non ti piace chiamarli clienti: pazienti pazienti pazienti, prometto che non sbaglierò più.
Beh, stanno tutti bene? Come dici, ci sono delle cose che proprio non capisci? Solo qualcuna? Io centinaia, se é per questo, e non faccio tutte le storie che fai tu. Adesso non cominciare subito ad adombrarti e spiegami bene che cosa é successo: magari parlandone insieme, con calma, o troviamo una soluzione al tuo problema o ce ne facciamo una ragione e ci mettiamo l'anima in pace.
Dunque: un signore in lá con gli anni (d'accordo, si dice "non più giovanissimo". Come vuoi tu: non facciamo però un processo ad ogni parola o non ne veniamo più a capo) dopo una grave emorragia interna ha continuato a gestire da solo i farmaci che agiscono sulla coagulazione del sangue e oggi ha rischiato una seconda emorragia.
Beh, perché ti meravigli in questo modo? Lo sai quante volte succede? Cosa c'è di così strano: semplicemente le persone non si rendono conto di quanto i farmaci possano essere pericolosi e che non sono in grado di stabilire da soli le  dosi e quando e come assumerli.
Ah, sono mesi che lo dici a lui e ai suoi figli e sono mesi che ti rispondono che sono perfettamente in grado di cavarsela da soli anche di fronte all'evidenza del contrario. Continui a chiederti che  cosa li renda così sicuri di non aver bisogno di aiuto e così diffidenti verso di voi che glielo volete dare.
Non lo so, capo. Posso solo azzardare delle ipotesi, ma so già che non ti piaceranno.
Comunque: per troppi anni avete mandato alle persone messaggi troppo discordanti e contraddittori, nella guerra fra marchi e generici avete smarrito la priorità del principio attivo e del dosaggio, nella rivalità con i medici si é perduto il senso di collaborazione reciproca, sul campo di battaglia della sopravvivenza é caduta l'identità professionale e di ruolo.
Su, non farne una questione personale e non avvilirti, vedrai che piano piano, una persona alla volta, riuscirai a convincerle che un buon farmacista magari non ti salva la vita, ma può almeno semplificarla notevolmente.
Stai meglio? Te lo avevo detto che affrontare insieme le difficoltà ci fa sentire meno soli e rende l'esistenza più leggera.
Adesso, però, lasciami un po' tranquilla: la primavera é arrivata e l'invasione di formiche é alle porte. Devo elaborare un piano di difesa per fermare l'assalto alla nostra cucina. Mentre io pianifico, però, tu non stare lì impalata ad aspettare un miracolo dal cielo, datti da fare e pulisci tutto per bene, altrimenti abbiamo già perso la guerra prima ancora di cominciare.


domenica 19 marzo 2017

Una gatta e la sua farmacista - 4

Senti, capo, mi sarebbe venuta un'idea. Perché non facciamo anche noi come molti tuoi colleghi  e prepariamo qualche bel video per i nostri clienti e amici? Modestia a parte, io una certa presenza scenica l'avrei e in quanto a personale penso proprio che posso dire la mia, non credi?
Ne ho parlato anche al mio circolo peloso e tranne quella smorfiosa della  gatta di tuo marito, quella Filtri per intenderci, sicuramente invidiosissima, tutti sono stati d'accordo che farei una figura magnifica.
Cosa dici? Non ti piace l'idea? Non ti interessa una comunicazione veloce, efficace, dinamica, facilmente fruibile da tutti, alla portata di tutti, popolare e immediata?
Questa me la devi proprio spiegare: perché noi dobbiamo sempre complicarci la vita? Perché, almeno per una volta, non possiamo fare come tutti, prendere una strada già battuta, rincorrere un successo facile e concreto? Ah, già, a te le cose semplici non piacciono, se tutti vanno di qua tu devi andare per forza di là, a te piace la parola scritta, la sottile magia che si evoca ogni volta che le parole si srotolano sulla pagina e i pensieri, da confusi ed indistinti, diventano prima segno che suono, e costringono i tuoi poveri lettori a un'attenzione impegnativa.
Ma dove vivi? Pensi davvero che il mondo sia come tu lo vuoi? Oggi nessuno vuole fare sforzi inutili, i giovani preferiscono un'informazione rapida semplice, pigi su un tasto l'ascolti  e via, senza tutta quella fatica di leggere una parola dopo l'altra, cercare di capire anche quando usi dei termini meno comuni, entra un messaggio, esce un messaggio, avanti il prossimo, c'è posto e tempo per tutti.
Sai quante nuove persone potremmo raggiungere, quanti mi piace, che fama, che popolarità?
Non ti interessa? E che cosa, di grazia, ti interessa?
Come sei complicata! A te piace costruire piano piano dei legami più profondi, condivisi e partecipi, il tuo impegno nello scrivere e lo sforzo di chi ti legge, la cura con cui scegli le parole e la cortesia di chi le accoglie, il desiderio di rubare una frazione di tempo in più perché ogni cosa non svanisca immediatamente come se non fosse mai esistita. Le parole servono per far emergere i pensieri, costruire i ragionamenti, articolare le argomentazioni: senza parole l'animo é imprigionato in un silenzio senza futuro.
Va bene, capo, ho capito: il tuo lavoro non é per tutti, lo posso anche capire.
Fai solo quello in cui credi e nel modo che ritieni giusto, e anche questo ha una sua logica.
Ma, qualche volta, potresti scendere a qualche piccolo compromesso, cosa ne dici?
Che bisogno c'era, ad esempio, di sconvolgere quel povero ragazzo che é venuto accompagnato dalla mamma per chiederti un ricostituente che lo aiutasse a imparare meglio e più in fretta? In fondo che cosa ha fatto di male a cercare un aiutino per cercare di non farsi bocciare?
Li hai fatti sedere, con calma, madre e figlio, e li hai travolti con le tue idee strampalate sull'importanza di non inseguire un voto, che non significa niente o veramente molto poco, ma di rincorrere una curiosità, un interesse, un bisogno di comprendere più intimo e profondo.
Hai visto come ti guardavano? Avrebbero semplicemente voluto un rimedio che desse loro l'illusione di una soluzione qualunque, magari qualcosa di innocuo con effetto placebo, la pillola magica che risolve tutti i problemi, che fa ricordare quello che non si é studiato né tantomeno capito, giusto il tempo di un compito in classe o di un'ultima interrogazione.
Ma tu no, tu non fai queste cose, tu li intrattieni per un'ora spiegando che le scorciatoie non esistono, né le pillole magiche, né i miracoli usa e getta.
Li hai convinti? Naturalmente no.
Sono usciti confusi e sconcertati e sono andati difilato in un'altra farmacia dove hanno comprato quello che stavano cercando e che tu non gli hai dato. E ne sono rimasti sicuramente molto più soddisfatti.
Che cosa c'è di male in tutto questo? Era così difficile accontentarli?
Lasciamo perdere, tanto parlare con te di certi argomenti é come parlare al vento.
Torniamo a questioni più serie: allora, che ne dici, mi fai fare dei video? A me piacerebbe moltissimo e potrei fare veramente faville. Vedrai, proporrò a tutti un sacco di rimedi miracolosi, anche per le pene d'amore se occorre, così tu diventi ricca, io una star acclamata, e tutti  finalmente vivranno felici e contenti





domenica 12 marzo 2017

Una gatta e la sua farmacista - 3

Su, su, capo, alzati. Cosa ci fai ancora a letto? Non ti sei accorta che le giornate si sono allungate e adesso, al mattino, albeggia molto prima? Dai, dai, alzati, non possiamo perderci il meglio della giornata, la luce che piano piano illumina la cucina, il profumo corroborante del caffè caldo. E poi io ho fame: lo dici sempre che la  colazione é il pasto più importante, che al mattino bisogna mangiare perché veniamo dal digiuno della notte e il fisico ha bisogno di carburate per rimettersi in moto.
Allora, ti vuoi decidere? Le testatine affettuose te le ho date, i grattini anche, adesso mi costringi a passare alle maniere forti o qui ci diventiamo vecchie. Su, dai, e che ci  vuole: una volta che sei in piedi il più é fatto. Il più difficile é il primo passo, poi tutto il resto viene da sé.
Ecco, brava: prima un po' di croccantini nella ciotola bianca, poi una scatoletta nel piatto blu. Che gusto mi offri, oggi? Salmone e gamberetti, o salmone o gamberetti? Perché, sai, oggi é domenica: mi andrebbe una cosina più sfiziosa del solito. Facciamo così: mezza scatoletta di salmone e gamberetti e mezza di alicette. Cosa dici? Troppo complicato? Ma é domenica, do-me-ni-ca, in qualche modo dobbiamo festeggiare: tu non vai a lavorare e io mi merito una colazione sontuosa. Mi sembra giusto.
Ah, tu devi lavorare comunque? E che cosa dovresti fare, di grazia? Scrivere con il computer sarebbe lavorare? Ma va là, lavorare sul serio é tutta un'altra cosa. E poi non ti ci ha mica obbligato nessuno: se non ne hai voglia, non lo fai. Punto.
Hai un sacco di persone che alla domenica aspettano i tuoi post? Non li puoi deludere né abbandonare?
A parte il fatto che, se mai, non aspettano te, ma ormai vogliono tutti me (tu, al massimo, mi puoi fare da segretaria/dattilografa/interprete perché, come ti ha detto anche quel tuo amico che é venuto a trovarti l'altro giorno, annovero ammiratori perfino fra i cani, per non parlare dei pappagallini e canarini vari), se non hai voglia di andare avanti, molla tutto che tanto non muore nessuno. Vedrai che sopravviviamo tutti ugualmente.
E poi perché alla domenica mattina non vai più fuori a camminare? Che pensata é mai questa? Te ne stai qui, al chiuso, con questo bel sole, sbatacchiando sedie e cassetti, aggirandoti  per la casa come il fantasma di Notre-Dame, mettendo in ordine cose che non ritroverai mai più, vagando senza pace all'inseguimento di una parola o di un pensiero che ti aleggia inespresso sotto la soglia della coscienza.
Dai, esci, fuori di qui, mi sembri in prigione. Mettiti  le tue scarpe da corsa, quelle tecniche, non quelle cosette da signora per bene che ti rovinato i piedi e la schiena (e controlla bene la suola, che non sia troppo consumata: da brava, appoggiale su un tavolo e assicurati che non siano troppo sformate, altrimenti ti faranno più male che bene); una generosa spalmata di crema solare, mi raccomando con la massima protezione, se non vuoi che la tua pelle finisca per fare invidia sia al cane Plissé (hai presente lo Shar Pei della tua amica Eleonora?) che a Macchia, il Dalmata del nostro vicino di casa;  e adesso fuori, magari sul lungolago che ti piace tanto e che oggi deve essere proprio incantevole.
Al tuo ritorno ti voglio vedere allegra e sorridente, con le guance colorite e l'umore più sereno e rilassato, come sempre quando fai un po' di esercizio fisico e ricominci a respirare a pieni polmoni.
E anche voi, Irish e Dimitri, non penserete di andarvi a sdraiare su qualche letto e a poltrire fino all'ora di pranzo? Fuori, fuori, in giardino, a rendervi utili: forza, bisogna pattugliare la proprietà contro l'invasione di lucertole, verificare che qualche topolino non sconfini, tenere a debita distanza passerotti e pennuti vari. Per forza vi hanno soprannominato fratelli Trudi: siete peggio di due gatti di peluche, con meno vivacità delle due statuette di legno che reggono i libri sullo scaffale. Fuori.
Uff, che fatica. Ogni mattina dirigere il traffico diventa più impegnativo: tu fai questo, tu fai quello, tu vai di qua, tu invece di là.
Sono spossata. Quasi quasi vado a farmi un riposino, che a mezzogiorno saran già tutti di ritorno e bisognerà organizzare una sottospecie di pasto, perché son capaci di essere anche tutti affamati

domenica 5 marzo 2017

Una gatta e la sua farmacista - 2

Finalmente sei tornata, capo. È inutile che cerchi di rabbonirmi con tanti grattini dietro alle orecchie: sono offesissima e non intendo degnarti di uno sguardo per tutta la giornata. Sono stufa di essere abbandonata e di essere lasciata sola ad occuparmi di quella banda di sciagurati che costituisce il tuo universo. Tutti entrano ed  escono a loro piacimento, neanche questa casa fosse un albergo. E non parliamo poi di tuo marito, del tutto incapace di dare delle regole. Memé è sempre fuori e di notte torna tardissimo; poi dorme tutto il giorno nascosto sotto i tuoi vestiti e, ragazzino com'è, non riesce a catturare neppure una  lucertolina ancora intirizzita dal freddo. Il Nano, poi, le lo dico, entra, brontola, si lamenta di tutto e di tutti, e se ne va ad occupare il tuo posto sul divano. Il nostro posto, per l'esattezza. Vedi tu se possiamo andare avanti ancora così. E poi ti meravigli se con te sono arrabbiatissima! Mi hai lasciata da sola a governare questa situazione impossibile e pretenderesti  anche che fossi tutta allegra e felice di rivederti!
No, aspetta, perché adesso hai quell'aria mogia mogia? Ehi, capo, che ti succede? Guarda che ne possiamo parlarne: lo sai che io brontolo brontolo, ma poi mi passa subito. Non mi piace vederti così, non è da te: ti preferisco quando sei tutta esagitata e ipercinetica, non quando ti siedi nel tuo angolo con quel l'aria da "Signora delle Camelie", ultimo atto.
Sei stanchissima? Davvero? Pensa un po', e io che credevo fossi bionica! Adesso non cominciare con le fantasie più sfrenate: non hai niente di grave, non sei malata, stai tranquilla, conduci solo una vita impossibile. Sempre di corsa, sempre con mille cose da fare, tutti gli impegni del mondo sono tuoi: che cosa vorresti? Essere anche distesa e riposata, cose se uscissi da una spa? In piedi dalle sei (d'accordo, un po' è anche colpa mia, ma tanto tu sei già sveglia: che cosa ci fai ancora a letto? Alziamoci, dai, che abbiamo da fare), se non sei in laboratorio, sei al banco, e se non sei in farmacia sei al computer. Alla sera crolli, ma siccome sei una testona, hai ancora il tablet in mano perché c'è sempre un'ultima e-mail alla quale rispondere o qualcuno che aspetta una risposta. Ti addormenti sul divano, poi ti svegli per andare a letto e non ti riaddormenti più: devo essere proprio io a dirti che ti devi dare una regolata? Non ci arrivi da sola?
Metti giu immediatamente quello che stai mangiando! Non fai che ripetere ai tuoi clienti che riempirsi di cibo spazzatura non aiuta nessuno e poi ti becco con le mani nel sacchetto delle patatine? Facile predicare bene e razzolare malissimo! Mi stai deludendo, te lo dico subito. E poi: chi ha comprato quelle cose? Non avevamo stabilito che quello che non si compra non c'è e non si mangia? Va bene, è stato quello scombinato di tuo marito, ma adesso, da brava, buttale subito nella spazzatura (mi raccomando, nell'umido, e senza sacchetto, così siamo sicure che non le mangia più nessuno), buttale e non pensarci più. Tuo marito si arrabbierà? Pazienza, non mi sembra che possa permettersi di mangiare queste cose neppure lui.
Quante volte mi hai detto che più si è stanchi e più bisogna togliere, non aggiungere: togliere gli alimenti grassi e dolci che affaticano un organismo già in difficoltà, per non costringerlo anche a digerire e a smaltire calorie in eccesso. Selezionare e ridurre gli impegni riflettendo sulle priorità: dici sempre che la stanchezza offre la migliore delle occasioni per ragionare su quali siano per ciascuno di noi le cose veramente importanti e che richiedono veramente il nostro impegno, accantonando tutto ciò che, tutto sommato, non è poi così imprescindibile. Evitare l'illusione che offrono ricostituenti ed integratori: si integra solo quello che manca e con tutto quel ben di Dio che offrono i mercati è molto meglio correggere l'alimentazione con frutta e verdura fresche che imbottirsi di prodotti a caso, solo perché lo dice la pubblicità. Infine, la cosa più importante, smetterla di lamentarsi e autocommiserarsi: con tutte le disgrazie, vere, che, purtroppo, esistono, cosa vuoi che sia un po' di stanchezza?
Sai cosa ti dico, capo? Per questa volta ti perdono. Adesso tu lasci tutto quello che stai facendo, vai a farti una bella passeggiata che così ti rilassi e ti schiarisci le idee, oltre a fare un po' di sano esercizio fisico che non guasta mai, e, quando torni, ci mettiamo sul divano vicine vicine e ci facciamo tante belle coccole: vedrai, capo, in meno che non si dica torni come nuova. Parola di Pallo.

domenica 26 febbraio 2017

Una gatta e la sua farmacista - 1

Ebbene sì, sono diventata famosa.
La mia umana qualche sera fa è tornata a casa e mi ha raccontato che un suo cliente è entrato in farmacia e, prima ancora di esporle il suo problema, le ha chiesto come stavo io. Ci pensate? È vero, modestia a parte, sono una gatta veramente speciale! Tutta tigrata e con un pelo morbido morbido, forse appena un po' in carne, simpatica e carismatica, volete altro?
Allora, vi dicevo, una sera il mio capo (la chiamo così perché è la mia umana di riferimento, e poi, paturnie a parte, è lei quella di cui mi fido di più) é tornata a casa, mi ha fatto un grattino sulla testa e mi ha detto questa cosa qui, che stavo diventando famosa, insomma; poi, sempre cercando di rabbonirmi, mi ha comunicato che se ne va via per tre giorni, per lavoro ha specificato, come se questo la giustificasse e la assolvesse. Ma, dico io, devi proprio stare via per tre giorni? Non puoi fare come tutti? Prendi la macchina e parti, fai le tue cose e poi torni subito a casa che qui abbiamo bisogno di te: non ci puoi abbandonare sempre così, ti rendi conto che con la scusa del lavoro non ci sei mai?
E per quale lavoro, poi! Fai la farmacista, mica chissà che.
Ieri ho conosciuto Nerone, che é amico del fratello di un amico del gatto di un altro farmacista e mi ha confermato un sospetto che avevo già: sei tu che sei tutta strana, capo, che vuoi salvare il mondo a tutti i costi, sempre pronta a sposare le cause più peregrine e a combattere le guerre più strampalate. Lo so che ti senti a metà fra la Pasionaria e la Florence Nightingale dei farmacisti, ma ce n'è proprio bisogno? Non puoi stare buona e tranquilla a fare il tuo lavoretto con dignità? Vendi tante belle scatoline colorate, distribuisci in giro carinerie e buone parole, e torni da noi con tanti croccantini per tutti. Non può essere tanto difficile, non credi?
Poi ti succede come quella volta in treno in cui hai incontrato quella signora tanto carina a cui hai parlato entusiasta del tuo lavoro sull'aderenza terapeutica, di come vi prendete cura dei pazienti cronici sistemando tutti i loro farmaci, in modo che debbano solo aprire il contenitore e ingerirli,  e lei bella bella ti dice che anche i suoi genitori debbono assumere molte medicine ogni giorno, ma non sbagliano mai, anzi si arrangiano benissimo da soli. E quando tu (che, diciamocelo, quando vuoi sei una gran rompiscatole)  dopo averla fatta chiacchierare per un po', hai scoperto che il padre era appena stato ricoverato per l'ennesima volta a causa del diabete sempre scompensato e che la madre, che ha il morbo di Parkinson, non riesce a dividere le compresse come ha indicato il medico, hai fatto notare che é esattamente questo a cui serve un farmacista, a fare in modo che le persone non abbiano difficoltà a seguire le indicazioni del medico, lei ti ha guardato perplessa e ha commentato poco convinta che non hanno bisogno di nessun farmacista, che, se proprio proprio ce ne fosse bisogno, ci pensa lei, ci pensa, che tanto ormai é quasi meglio di un medico, e di sicuro meglio di un qualsiasi farmacista.
Sei tornata a casa avvilita e mi hai tormentato la vita chiedendomi mille volte in che cosa avete sbagliato per essere considerati così poco: cosa vuoi che ne sappia io, in fondo sono solo una gatta di periferia, non ho tutte le risposte che chiedi. Però un'opinione in merito ce l'avrei:  mi sembra che molte persone non si rendano  conto che le medicine non sono caramelle e che una in più o una in meno  possono fare la differenza fra stare bene o stare male. Lo so che a me questa cosa continui a ripeterla e mi fai una testa così  ogni santo giorno, ma agli altri lo dici? E i tuoi colleghi, e i medici, lo dicono sempre anche loro?
Te lo ricordi quel tizio che quella volta ti chiese un farmaco senza la necessaria ricetta del medico e al quale spiegasti che non potevi darglielo perché era pericoloso assumerlo a caso, te lo ricordi che cosa ti disse? "Non entrerò mai più in questa farmacia perché sembra che qui vendiate solo veleni". Te lo ricordi? Ecco, secondo me, non avete spiegato abbastanza alle persone che i farmaci presi male sono veleni e non danno i benefici sperati.
Adesso smettiamola con queste chiacchiere. Cosa credi, che non mi sia accorta che stai cercando di distrarmi dal pensiero che ci abbandoni per tre giorni? Non sono mica nata ieri, io. Cerca di tornare a casa in fretta che con tutto quello che c'è da fare non avresti proprio il tempo di andare in giro a fare chissà che cosa. Mentre tu ti fai tre giorni di vacanza noi dobbiamo lavorare, noi, non dimenticartelo

martedì 21 febbraio 2017

Grazie

Grazie a tutti voi.
Per gli auguri, numerosissimi, che ogni anno finiscono per commuovermi.
Per aver letto il mio blog, iniziato un po' per gioco e un po' per sfida, ma che mi ha dato l'occasione di entrare in contatto con tante persone e creare questi legami speciali che ci rendono la vita un po' più piacevole e più leggera.
Per esserci, semplicemente, perché dietro ogni like e ogni emoticon c'è qualcuno che ha voglia di regalarti un minuto della sua vita e questo é forse il regalo più bello di tutti.
La gatta Pallo mi ha pregato di trasmettervi anche le sue parole (scrivo dietro rigorosa dettatura): cari aMici, voglio dirvi anch'io qualcosa, perché non mi fido tanto di quello che vi dice la mia umana, dato che fatico a leggere tutte quelle lettere piccoline (cosa volete, ho anch'io la mia età, non sono più tanto una gattina di primo pelo).
Dunque, dicevo: voi umani avete questa mania di festeggiare il giorno in cui siete nati, ma l'essere nati  non é un merito, nasciamo per caso o per volere divino, ma sicuramente non per merito nostro. Neppure quello che siamo diventati é tutto merito nostro: nascere in una famiglia rispetto ad un'altra, in una parte del mondo o in un'altra, non é dipeso da noi e dal nostro impegno. Il caso, o la fortuna, o la sfortuna hanno deciso per noi.
E allora che cosa avrete mai da festeggiare, dico io.
L'unico merito che avete, se lo avete, é di aver coltivato e fatto fruttare i doni che avete sicuramente avuto dal Padre Eterno. Guardate me: da piccola sono stata abbandonata con due miei fratelli nel giardino di questa casa. Uno dei miei fratelli non ce l'ha fatta e l'altro ha scelto la libertà e appena ha potuto é andato in cerca di fortuna. Io ho capito subito che questa era la mia casa: tanto ho fatto, appostandomi fuori da una finestra, occhi languidi e tutto il resto, che, alla fine, sono riuscita si ad entrare, e da allora non ne sono più uscita. Certo é che non me ne sto con le mani in mano ed ogni tanto sono veramente piena di lavoro, ma, cosa volete, la mia vita, in fondo in fondo, non é malaccio: la mia umana di riferimento é una gran squinternata, ma, tutto sommato, non é poi così male.
È vero che se fosse per lei avremmo sempre la casa invasa da tutti i pelosi e gli umani possibili, e non vi dico che fatica a mantenere un certo ordine e una certa disciplina! Alla sera fa spesso tardi e mi tocca anche andare a prenderla al lavoro e ricordarle che é ora di smetterla, che a casa c'è gente che ha fame, é stanca e ha voglia di mettersi comoda sul divano: e basta con quel computer, mettilo giù che poi la tua oculista ti fa la predica e minaccia di chiuderti a chiave in una stanza buia, così poi mi devo occupare io proprio di tutto e tu sei nervosa e non mi fai i grattini giusti dietro le orecchie.
Beh, insomma, avete capito, mi é andata bene, ma ci ho messo del mio e questo sí che é un merito, come é un merito mio se me la tengo da conto questa mia umana, cerco di starle sempre vicina vicina, anche se dice che sono pesante e sono bollente e non le do tregua, ma poi si vede che é contenta e mi vuole bene ed é felice che mi occupi di lei.
Ecco, secondo me, é questo che dovreste festeggiare voi umani, altro che compleanno: siete amici, avete mille maniere per parlarvi, non avete difficoltà a comunicare, non é come per noi gatti che abbiamo ancora qualche problema ad allargare il branco, per noi non é mica così facile usare questo benedetto computer! Ci stiamo  attrezzando, ma tutti questi tasti che confusione!
Basta, ho finito, quello che avevo da dire l'ho detto. No, anzi, un'altra cosa da dire l'avrei: la mia umana, tanto per cambiare, sta facendo un sacco di storie per questo benedetto blog, dice che non é sicura di avere qualcos'altro da raccontare, che non sa se é capace di andare avanti. State tranquilli, ci penso io, come al solito: adesso le dico di smetterla subito, di piantarla di fare tragedie su tutto, qui c'è da lavorare, non abbiamo tempo da perdere in chiacchiere inutili, non mi può far fare una brutta figura, ci sono degli umani che aspettano, non li possiamo deludere.
 Troppo facile mollare alla prima difficoltà: vuoi avere qualche cosa da festeggiare l'anno prossimo? E allora datti da fare, che a nascere e basta son buoni tutti