lunedì 29 maggio 2017

Una gatta e la sua farmacista -14

Ma che cosa ti è venuto in mente, adesso?
Dove sta andando il mio divano? Il mio bel divano giallo, morbido, comodo, è da sempre il mio regno, il mio rifugio, il mio angolo più amato.
Si, va bene, magari è un po' sciupato ai lati, ma lo sai anche tu quali lotte mi tocca fare con quegli scriteriati di Dimitri e Memé per impedire loro di salirci sopra. Lo riempirebbero tutto di pelo, lo sporcherebbero sicuramente con quelle loro zampacce sporche d'erba e di fango, ne farebbero il teatro delle loro lotte e dei loro giochi.
Non è certo colpa mia se poi quei due lazzaroni si vendicano arrotandosi le unghie sul morbido velluto della spalliera: se tu fossi un'umana molto più responsabile stabiliresti delle regole ben precise  con pene severissime per chi non mi obbedisce.
Non solo devo fare tutto io, ma devo fare i conti anche con te che sei l'anarchia fatta persona.
Un vero disastro.
Che cos'è quel mostro che sta entrando? Un nuovo divano? Azzurro? Azzurro? Tutto questo azzurro mi sta abbagliando, mi sta accecando, mi fa venire il mal di mare.
E poi ha un cattivo odore. Non mi piace, non mi piace, non mi piace. Rivoglio il mio divano giallo.
Vuoi dire che non dispiace nemmeno un po' lasciarlo uscire dalla tua casa?
È stato il primo mobile di tuo gusto che hai scelto e comprato: trasferiti da un'altra città, i tuoi genitori ti hanno offerto la casa che avevano arredato per sé molti anni prima e in cui non avevano mai abitato. Anche per loro era più un museo che una casa, nuova, immacolata, severa, talmente  poco accogliente da renderla estranea. C'era, in salotto, un orribile divanetto verde sottobosco d'autunno che metteva tristezza solo a vederlo. I mobili scuri, pesanti, due pareti di pesanti tendaggi, l'atmosfera invitava a muoversi in punta di piedi e a bisbigliare sommessi.
Un giorno tuo padre ti propose un accordo: se proprio lo avessi veramente voluto, se proprio non ne potevi fare a meno, si sarebbe potuto cambiare il divanetto verde: effettivamente aveva talmente tanti anni che forse, forse, si sarebbe potuto sostituire. In via del tutto eccezionale, naturalmente. E solo perché qualche capriccio bisogna concederlo anche ai giovani. Ma non ti ci abituare, mi raccomando, non metterti in testa delle idee.
Il divano giallo dominava la sala di esposizione: fu amore a prima vista. Era vivace, allegro, giallo, luminoso, ma soprattutto giallo. Giallo sole, giallo brillante, giallo che più giallo non si può.
Ti piace? Sei sicura che non ti stancherai di un colore così impegnativo? Guarda che un divano è per sempre, non si cambia un divano ogni anno.
Nulla è per sempre.
L'azienda è la stessa, anche il signore gentile che ti illustra i vari modelli è lo stesso. Il nonno no, non c'è più; c'è però la sua copia conforme, quel nipote che se non avesse la barba avrebbe potuto essere scambiato per il nonno più giovane.
È molto azzurro. Ti piace? Sei sicura che non ti stancherai di tutto questo azzurro?
Non mi sono stancata del giallo, non mi stancherò dell'azzurro.
E i gatti? Come faremo con i gatti? Chi glielo spiega adesso a Pallo che c'è un nuovo divano?
Non c'è niente da spiegare, siete sempre i soliti inaffidabili. Scambiare il mio prezioso rifugio con questo affare che puzza di odori sconosciuti e stranieri.
Tranquillo, nonno. Te li tengo d'occhio io questi qui, non ti preoccupare.
Se fosse per loro rottamerebbero tutto ogni anno, ma, non temere, farò tutto il possibile per dissuaderli, per farli lasciare ogni cosa com'è


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