lunedì 15 maggio 2017

Una gatta e la sua farmacia -12

Ciao, capo, come va? Sempre indaffarata, vedo. Bene, bene, così si fa, operose attive dinamiche.
Mi piace vederti così, mi metti di buon umore.
Ah, non c'è niente da stare allegri? E perché mai? Possibile che tu abbia sempre qualcosa di cui lamentarti? Non si può dire una parola e sei già pronta a contraddirmi.
Certo, voi umani tendete un po' a drammatizzare tutto, vi piace immensamente complicarvi la vita, siete sempre pronti a trovare qualcosa che non va, che non vi soddisfa, che potrebbe andare meglio.
Adesso non fare quella faccia, in fondo cosa ho detto? Dici che minimizzo le tue difficoltà?
E che saranno mai.
Normale amministrazione per una che di lavoro ha scelto di risolvere i problemi altrui.
Se preferivi una vita tranquilla e solitaria facevi la ricamatrice e ti dedicavi anima e corpo al piccolo punto. Hai scelto di fare la farmacista e adesso non ti resta che correre. Semplice, non credi?
Io credo di sapere che cosa c'è che non va: alla domenica e con  il bel tempo hai voglia di uscire e di fare una di quelle lunghe camminate che ti piacciono tanto. Quando torni a casa, poi, non hai più voglia di metterti a lavorare, così passi il resto della giornata a logorarti fra quello che dovresti fare e la mancanza totale di concentrazione e volontà, raggiungendo il brillantissimo risultato di non combinare niente di buono senza riposarti e rilassarti, ma anzi stressandoti a dismisura.
Lo vedi come riesci a rendere tutto inutilmente complicato e difficile?
Vediamo di fare un po' d'ordine: in fondo sei umana anche tu, se per un giorno alla settimana ti prendi una pausa e te la godi, ti assicuro che non muore nessuno. Devi solo accettare l'idea di avere due gambe due braccia e una testa come tutti, niente di più niente di meno.
Peraltro, sei anche piuttosto vecchiotta per cui qualche pausa è sempre più necessaria; i vent'anni sono finiti da un pezzo e con essi avresti dovuto abbandonare anche i deliri di onnipotenza.
La soluzione, quindi, è semplice: il sabato ti dedichi alla casa e alla famiglia (te lo ricordi che ci siamo anche tutti noi? Abbiamo bisogno di essere nutriti accuditi curati. Chi deve occuparsi delle nostre esigenze?), la domenica è tutta per te, esci, vai a correre, svagati, divertiti, riposati, rilassati.
Tutti gli altri giorni li dedichi al tuo lavoro, ai tuoi clienti, a tutti quei mille impegni che costituiscono l'essenza della tua vita: hai cinque giorni pieni per giocare a fare la grande professionista, per soddisfare il tuo ego ipertrofico, per assecondare il tuo bisogno di fare tutto ed essere dappertutto, per dare sfogo alle tue manie di protagonismo.
Poi però basta. Ti fermi. Ti prendi ventiquattr'ore di pausa.
E se mentre ti stai riposando crolla il mondo? Pazienza. L'hai trovato già fatto e lo lascerai  fatto.
Rassegnati all'idea di essere solo un millesimo di un granello di sabbia nell'universo e che senza di te tutti continueranno a vivere benissimo. Forse meglio.
Forse a qualcuno mancherai: c'è sempre il masochista di turno che ha bisogno dello stimolo di un moscerino per poter andare avanti.
E mentre sei finalmente in pace col mondo, rifletti: ne vale sempre la pena?
No, non rispondermi così, di getto, prima pensaci bene: è davvero sempre tutta passione?
Non c'è mai un anelito d'ansia, un sottile refolo di profonda paura del vuoto, un'acuta inquietudine, un intimo smartimento che nulla ha di nobile, ma è solo segno indelebile di una debolezza nascosta?
Te lo sei mai chiesto?
Ecco, ti affido un compito, così avrai qualcosa da fare. Interrogati, scruta negli angoli più remoti e dimenticati del tuo animo, indaga a fondo dentro di te.
Poi fermati, riposati, dormi. Lascia fluire la vita e accetta il tuo essere fragile, affezionati alle tue manchevolezze, accogli errori e lacune.
E non ti preoccupare se non sei perfetta come vorresti: io ti voglio bene lo stesso



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