mercoledì 6 giugno 2018

La gatta che si credeva il dottor Kildare - fine

Pallo non c’è più.
Se n’è andata una mattina di giugno, sparendo fra i meandri più segreti del giardino, gli stessi da cui era comparsa cucciola quindici anni fa.
Mi continuo a ripetere che è successo in un periodo in cui non potrei essere più stanca e demoralizzata ed è per questo che sono così abbattuta. La verità è che non riesco a darmi pace.
Mi manca moltissimo.
Da quando non mi sveglia più al mattino, mi alzo sempre prima.
Dimitri ci prova a sostituirla, ma non è la stessa cosa.
Con lei se n’è andata per sempre l’infanzia dei miei figli, la preoccupazione costante di accudire qualcuno che ti ama incondizionatamente e che dipende solo da te, la silenziosa coscienza per il mio stile di vita spesso scombinato e caotico.
Guardandola attraversare lentamente il giardino ho giurato a me stessa che non avrei mai più avuto un gatto. Basta, non voglio più stare così male.
Poi, però, mi sono chiesta se sarei in grado di rinunciare al miracolo di un legame, di un affetto, solo perché sono destinata un giorno a perderlo. È un po’ come non voler più nascere per non dover poi  perdere i propri genitori.
Avrò ancora pelosi, ci discuterò e ci litigherò, nessuno sarà mai come Pallo, questo no, ma ci saranno altri gatti perché non sarò mai capace di privarmi dell’infinito privilegio di averli nella mia vita.
Questa serie di racconti finisce qui, perché non sono capace di scriverli da sola, senza il mio ghost writer mi mancano le idee e le parole, cancello e ricancello, mi sembra di sapere più esprimere niente.
Eppure il desiderio di scrivere è ancora forte: da tempo penso a qualcosa di nuovo e forse adesso è arrivato il momento di provarci sul serio. Con le spalle coperte dal mio nume tutelare e dalla sua infinita saggezza, mi baloccavo fra idee diverse sicura che comunque avrei avuto lei a sorreggermi e a guidarmi.
Adesso sono sola e la cosa mi terrorizza. Ce la farò?
Non ne ho proprio idea, ma ci devo almeno provare, altrimenti a cosa sarebbero serviti questi anni insieme
                                                             



domenica 25 marzo 2018

La gatta che si credeva il dottor Kildare - 16

In casa ho i miei posti preferiti dove lavorare. Ne ho due in particolare, il tavolo della cucina e il lato destro del divano, sono solo miei, in famiglia lo sanno tutti e in genere li rispettano.
Tutti tranne Pallo, naturalmente. Lei è del tutto impermeabile al concetto di proprietà e in particolare secondo lei, ciò che è mio è suo per definizione. Adesso, per esempio, sta dormendo beata nella mia metà del divano e con la solita modestia che la contraddistingue occupa tutto lo spazio disponibile. È incredibile quanto possa diventare ingombrante un gatto quando decide di impegnarsi.
- Per piacere, ti puoi spostare. Questo è il mio posto
- Non lo vedi che mi sto riposando? Sono stanca, sai? Se proprio vuoi stare qui, mettiti pure dall’altra parte, tanto è uguale
- No, non è uguale. Il mio posto è questo e lo voglio
- Quanto sei fiscale. Che differenza fa? Mettiti pure lì e lasciami tranquilla: te l’ho detto, sono stanca e vorrei riposare tranquilla. Se proprio vuoi stare qui, non ti agitare troppo e non fare troppa confusione e non accendere la televisione perché in questo momento mi da fastidio.
- Voglio il mio posto. Subito. È mio e lo voglio
- Mio, tuo, che cosa significa? Tu eri in giro e io mi sono sistemata comoda. Non capisco perché fai tante storie. Il divano è grande, guarda che ci stai anche tu, basta solo che non mi disturbi
- Un accidenti! Io sto sempre da questo lato e qui voglio stare. È la mia parte, è il mio posto, vacci tu dall’altra parte. Te ne stai approfittando perché sono andata a fare la spesa, ma adesso sono a casa e voglio subito il mio posto
- Uffa, come sei noiosa. A proposito, hai comprato i croccantini per i pelosi di tuo marito? Ultimamente Filtri si fa vedere sempre più spesso nella mia cucina in cerca di un po’ di cibo: devi fare assolutamente qualcosa per evitare che ce la ritroviamo così spesso tra i piedi.  Come si permette? Questa è la mia casa e la mia cucina e non ci voglio incontrare certe sciroccate antipatiche.
- Ma come? La mia cucina, la mia casa? Adesso sei tu che ne fai una questione di proprietà? Certo che cambi  molto velocemente idea quando ti fa comodo
- Io? Scherzi,vero? Vuoi mettere la mia cucina e la mia casa con il tuo posto sul divano? Hai il senso delle proporzioni e delle priorità? La cucina è il cuore della casa, la stanza più importante, niente a che vedere con un posto qualunque su uno stupido divano. Secondo me, capisci veramente poco: come puoi pensare anche per un solo secondo di mettere sullo stesso piano la mia cucina con il tuo posto sul divano. Il divano è grande: se proprio ti ci devi sedere, ne hai di posto! Pensa te, se devi fare tutte queste tragedie per il posto in cui ti devi sedere! E mentre fai tutte queste storie inutili, sei disposta ad abbandonare la mia cucina all’invasione della prima gatta morta che passa per strada
- Posso riavere almeno il mio cuscino preferito?
- Vuoi altro? Anche il cuscino, adesso. Avanti, prenditelo e vedi di lasciarmi un po’ in pace. Anche il cuscino! Questi umani sono proprio ossessionati dal concetto di proprietà! È mio, è mio, non sanno proprio dire altro. Quanto sono noiosi!
                                                                 

domenica 18 marzo 2018

La gatta che si credeva il dottor Kildare - 15

Da quando abbiamo litigato Pallo mi parla solo muso contro muso, con il naso a non più di quindici centimetri dal mio. Oltre a pesarmi sullo stomaco, comincio a trovare piuttosto inquietante questo suo modo di starmi incollata neppure fossi diventata cieca, sorda e anche un po’ stupida.
- Vuoi smetterla di starmi così appiccicata? Non mi fai neppure respirare
- Quando ti parlo mi piacerebbe essere almeno ascoltata. Fai sempre cento cose insieme e non mi presti praticamente attenzione. È inutile che mi ripeti che mi stai ascoltando, tanto non ti credo. Se non ti obbligo in qualche modo, neppure mi senti. Sei sempre stanca, distratta, indaffarata: un giorno o l’altro trovo il sistema di manometterti il computer. Non è possibile che appena sei a casa hai quel coso malefico tra le mani e non ti occupi d’altro. Non ne posso più, e non sono la sola; ce l’hai ancora una vita privata? Te lo chiedi qualche volta?
Brutta domanda, non ci voglio proprio pensare. In più, che me lo chieda una gatta è proprio il colmo. Il gatto non era quell’animale indipendente, orgoglioso, libero? Una volta si diceva che il gatto si lega alla casa e non agli umani: proprio a me doveva capitare l’unica gatta legatissima alle persone e a me in particolare?
No, aspetta, il fatto che Pallo sia legatissima a me in realtà mi fa un grandissimo piacere. Non glielo confesserei mai, e neppure deve mai immaginarlo, ma senza di lei sarei persa. Però è anche una rompiscatole stratosferica, è la mia coscienza ed è per questo che certe volte non la sopporto proprio.
- Stai sentendo quello che dico? Guardami:  mi rispondi? Cosa ne è della tua vita privata? Nell’ultimo mese quanto tempo hai dedicato a tutti noi? E a te stessa? Ti prego, fermati e rifletti. Dimmi: qual è stata l’ultima volta in cui hai fatto qualcosa solo perché ti faceva piacere senza sentirti in colpa per aver trascurato qualcos’altro? Forza, dimmelo guardandomi negli occhi
- Faccio solo quello in cui credo e non mi ci ha obbligato nessuno. È vero, ogni tanto mi assumo più impegni di quanto non riesca a gestire con tranquillità; in altri momenti sono così stanca da sentirmi incapace di andare avanti; ci sono anche momenti in cui mi deprimo perché mi sembra di correre, correre, ma di non arrivare a niente. È la vita, cosa ci vuoi fare? Però cerco di non trascurare nessuno, di essere sempre presente per chi ne ha bisogno, di non tralasciare nulla di importante. Perlomeno ci provo, magari non sempre ci riesco, ma ci continuo a provare e mi impegno
- Eccola che ricomincia! Certo che sei proprio un bel tipo: fuori di testa, in perenne movimento, sempre in affanno, e contemporaneamente piena di sensi di colpa per tutto quello che non riesci a fare. Sei fuori di testa, non ci sono altre spiegazioni. A mali estremi, estremi rimedi. Qui serve il Nano. Hai presente il nostro Nano? Scombinato, brontolone, pettegolo: secondo me è l’unico che ti può spiegare come si fa a stare al stare al mondo. Se non ti fidi di me, guarda lui: ti sembra uno che si agiti tanto? Eppure si occupa di tutti, coccola e spupazza tutti, fra una chiacchiera e una protesta ha un momento per tutti. Si prende anche un sacco di tempo per sé, quando decide di andarsene per i fatti suoi nessuno lo può fermare. Ecco, tu dovresti proprio prendere esempio da lui e imparare a non affrontare ogni cosa come se ne andasse della tua vita
- Questa poi, adesso dovrei prendere esempio da un gatto! Ho una gatta che non solo mi fa la predica tre volte al giorno, ma mi spinge anche a prendere lezioni da una sottospecie di peloso smidollato e chiacchierone
- Punto primo: il Nano lo posso criticare solo io che sono sua pari, anzi il suo capo branco. Chi sei tu per pretendere di capire un felino? Tu sei solo un’umana e capisci decisamente poco delle nostre cose. Punto secondo: che cosa c’è di male a prendere lezioni da un gatto? Chiunque faccia una cosa giusta, costituisce un buon esempio da seguire, indipendentemente da chi è. Da quando in qua sei diventata anche di mentalità ristretta?
- La vuoi smettere? Io non ho una mentalità ristretta, o almeno non credo, ma avere come modello un gatto non mi sembra proprio il massimo.
- Certo, per te esistono solo gli umani geniali e importanti, ma secondo me puoi imparare molto più da un gatto, se non altro perché è molto di più alla tua altezza. E bada che non è da tutti essere all’altezza di un gatto. Anzi, ti ho fatto proprio un gran complimento e dovresti ringraziarmi
- Grazie, onoratissima. Non lo sapevo, ma evidentemente  la mia massima aspirazione era essere considerata da dei pelosi una di loro. Così va il mondo: una fa di tutto per cercare di apparire seria e credibile come persona e alla fine ottiene di farsi accettare da una banda di gatti. Beh, mi poteva andare peggio
                                                                         


domenica 4 marzo 2018

La gatta che si credeva il dottor Kildare - 14

Ci sono dei giorni in cui l’universo ce l’ha con te, non ci sono altre spiegazioni.
Lunedì, decisa ad affondare i miei problemi in un una cola senza zucchero, mi accorgo con vivo disappunto che il contenuto della bottiglia è una granita. Ora, se devo ricorrere al supporto di una cola senza zucchero vuol dire che sono proprio in crisi esistenziale; se poi non riesco neppure a berla senza andare direttamente in ibernazione l’umore sprofonda a livelli infimi.
- Ehi, capo, su con la vita! Cos’è quella faccia da funerale?
- Nella cola c’è del ghiaccio. Mi sa che qualcuno l’ha messa in freezer
- Beh, e allora? La granita ti è sempre piaciuta
- In piena estate la granita può essere molto piacevole. Con questo freddo un po’ meno
- Quante storie. Lasciala un po’ di tempo a temperatura ambiente e smettila di lamentarti. Problemi piccoli, soluzioni semplici
   Il giorno dopo tutto il contenuto del frigo è congelato. Tutta la frutta, la verdura, perfino le uova sono diventati blocchi di ghiaccio. Tutto. Avevo fatto la spesa settimanale solo due giorni prima.
Per analogia anche il mio cervello si è congelato. Un solo pensiero fisso, cristallizzato: il frigo non mi può abbandonare proprio adesso, nella settimana più fredda dell’anno. Sono del tutto impreparata ad affrontare una tragedia del genere e non so cosa fare.
- Sei diventata matta? Prima mangi l’insalata ghiacciata e poi batti i denti per il freddo? Su, su, capo, riprenditi, rinsavisci, cerca di ragionare: hai perso buon senso e raziocinio. Non puoi ostinarti a mangiare la verdura cruda se si è congelata. O la cuoci o la butti via. Può essere questo un vero problema? Hai il senso della realtà?
- Non ti ci mettere anche tu! Cosa vorresti che facessi? Che cuocessi l’insalata? Oppure butto via tutto? Non esiste! Piuttosto la mangio congelata, ma non la butto via neanche morta. L’ho appena comprata, è freschissima!
- È talmente fresca che è congelata! Basta, adesso calmiamoci e ragioniamo. Hai chiamato un tecnico? Hai cercato qualcuno che ti possa aiutare?
- Dici che dovrei rivolgermi ad un esperto? E come faccio?
- Secondo me, se diventata tutta scema. Fai una ricerca su internet, cerca il centro assistenza più vicino, telefona ed esponi il tuo problema. Non ci vuole una laurea speciale, ti assicuro che ce la puoi fare. Vieni che ti faccio vedere come si fa: accendi il computer e connettiti. Su, da brava, adesso fai questo numero di telefono e vediamo se troviamo qualcuno che ti dia una mano.
   Il tecnico è venuto nonostante la neve, ha visitato il malato e ha scoperto che avevamo solo abbassato inavvertitamente troppo il termostato. Il frigo non è malato, la temperatura interna nel giro di poche ore è ritornata alla normalità, e tutto è bene ciò che finisce bene.
Adesso mi sento del tutto cretina, sto riempiendo il contenitore dell’umido e ho il morale sotto i tacchi. Come si fa a non accorgersi di aver abbassato il termostato? Quanta grazia di Dio rovinata.
- Dai, non farne una malattia. Si sa che voi umani siete tutti strani. Non è colpa vostra: siete armati e pericolosi di fronte e situazioni gravissime e poi crollate davanti a delle sciocchezze abissali. Umani, siete solo degli umani. Se non ci fossi io a mantenere i nervi saldi chissà dove andremmo a finire. Sarei proprio curiosa di sapere come fanno quelli che non hanno un peloso nella loro vita: è un miracolo che riescano a sopravvivere, te lo dico io, te lo dico
(Continua...)                                          .

domenica 25 febbraio 2018

La gatta che si credeva il dottor Kildare - 13

Ebbene sí, Pallo ha vinto.
Mi piacerebbe poter affermare che é stata una battaglia serrata. In realtà, non c’è stata partita.
Per due giorni è sparita. Ora, come sia possibile che una gatta di quasi sei chili possa sparire in un appartamento di cento metri quadri scarsi è un mistero. Però così è stato.
Si è fatta vedere solo un minuto al mattino, al buio, giusto per calmare il primo languorino del giorno. Poi basta. Volatilizzata. Svanita. Eclissata. Dileguata.
Ferma nelle mie decisioni e abbastanza sicura di avere qualche straccio di ragione, ho rinunciato a cercarla. Vediamo chi cede per prima.
Ieri sera me ne stavo rintanata in un angolo del divano, tutta sola, avvolta in una doppia coperta e confortata da un termoforo a sabbia, perdevo tempo a giocherellare con il computer. Improvvisamente, materializzata dal nulla, me la sono ritrovata addosso. Senza tanti riguardi, mi si è piazzata come al solito sullo stomaco, ha scostato il tablet e si è messa a fissarmi a cinque centimetri dal naso. Secondo me sta diventando miope.
- Smettila subito.
- Che cosa dovrei smettere di fare?
- Di startene lì, in silenzio, come una derelitta. Non è possibile che io volti gli occhi per un attimo e tu sei già lì, sconfortata, senza idee e senza voglia di fare niente. Per fortuna che pensavi di cavartela meglio senza il mio aiuto. Scommetto che non hai più scritto neppure una parola
- Non è affatto vero. Ho scritto, non ti preoccupare, ho scritto di tutto e di più. E poi adesso preferisco comunicare attraverso i video, sono più efficaci, impattanti, coinvolgenti...
- Ma se alla sola idea di metterti davanti alla telecamera ti prende un attacco di panico! Tu sei da parola scritta, anzi eri da parola scritta. Anzi, no: io sono da parola scritta. Se fossi più furba, faresti meno storie e ti accontenteresti di farmi da amanuense. Ma no, non ti va bene, ti sei montata la testa, ti illudi di essere in grado di fare per conto tuo, di avere delle storie da raccontare. Illusa, sei solo un’illusa, non ci sono altre spiegazioni. Davvero pensi che voi umani abbiate storie anche solo vagamente appassionanti? Dimmi, di grazia, che cosa fate in genere di così straordinario da suscitare un qualunque interesse nei vostri simili? Siete noiosi, noiosi, noiosi, talmente noiosi che per quanto ti sforzi non ti viene nulla da raccontare. Abbi il coraggio di ammettere la verità
  Effettivamente sono ore che mi scervello per produrre un’ideuzza qualsiasi e non mi viene in mente proprio niente, ma non lo ammetterei neppure sotto tortura. Non le darò mai tanta soddisfazione, non a una gatta saccente e prepotente come Pallo. Ma chi si crede di essere?
Mi avvicina il musetto sempre di più, ormai siamo naso contro naso. C’è chi incrocia le sciabole e chi incrocia il naso, noi incrociamo naso e occhi.
Siamo all’ultima sfida, al duello mortale: occhi negli occhi, lampi e saette, chi li abbassa per prima perde con ignominia. Resisterò, a costo di uno strabismo permanente.
Inaspettatamente, mi da una leccatina sulla punta del naso.
- Te l’ho mai detto che hai un gran buon odore? Hai un odore che mi fa stare bene. Dai, adesso mettiti a scrivere: è tardi e i miei lettori stanno aspettando. A proposito, hai visto? Sono stati tutti dalla mia parte (non per niente sono proprio una web-star!), non li posso certo deludere. Dai, dai, forza, abbiamo perso anche troppo tempo. Sbrigati: mettiti alla tastiera che comincio a dettare




domenica 18 febbraio 2018

La gatta che si credeva il dottor Kildare - 12

- Cosa ci fai ancora a casa? È tardi, devi uscire. È ora di andare a lavorare. Su, su, fuori, fuori, e chiudi bene la porta, mi raccomando. Adesso io vado a riposarmi un poco, perché questi inizi di giornata sono veramente spossanti. Lasciatelo dire, cara amica, sei proprio faticosa da gestire! Lenta, disorganizzata, confusa: devo proprio accompagnarti passo passo o chissà che disastri mi combini. Ecco, arrivo a quest’ora stremata e devo assolutamente andare a farmi un riposino, bella tranquilla in santa pace, altrimenti non mi riprendo e mi rovino l’intera giornata
- Tu saresti stremata? E allora cosa dovrei dire io che oltre ad avere un mucchio di cose da fare, devo anche sprecare il mio tempo con una montagna di inutili discussioni con te? Mi segui come un’ombra, non mi fai neppure respirare, non mi dai tregua. Quasi quasi, faccio meno fatica al lavoro
- Sí, lo so che che preferisci il lavoro a noi. Credi che non l’abbia capito? A pranzo mangi velocemente qualcosa in piedi e alla sera non torni mai a casa. Sto ore intere ad aspettarti davanti alla porta: ormai sul pavimento ho stampato un’impronta indelebile
- Quanto brontoli! Non ti va proprio bene niente. Assomigli ogni giorno di più al nonno. Ti ricordi?quando stavamo uscendo, non avevamo neppure finito di indossare il cappotto che già ci chiedeva quando saremmo tornati. Una volta a casa, dovevamo lasciarlo tranquillo perché tutto lo disturbava e lo infastidiva. Deve essere un problema legato all'età...
- Guarda che anche tu non sei più tanto giovane, anzi. E poi cosa c’entra l’eta? La calma e la tranquillità mi è sempre piaciuta, probabilmente perché non ne ho mai goduta troppo. Vorrei farti notare che la nostra casa è una specie di porto di mare: non si sa mai chi entra, chi esce, chi ci sarà a pranzo e chi a cena. Continuamente musica a manetta, in una stanza uno che discute al telefono, in un’altra una videoconferenza su Skype monopolizza l’attenzione di tutti, non è una casa questa, ma una specie di girone infernale. Ci sono giorni in cui per sopravvivere sono costretta a nascondermi nel tuo armadio e poi tu hai anche il coraggio di strillare come un’aquila per qualche peluzzo che ti lascio sulla biancheria pulita. Certe volte sei proprio un’ingrata, ecco.
- Qualche peluzzo? Hai idea di che disastri mi combini? Ti spaparanzi sui miei maglioni più pregiati e me li lasci in condizioni pietose
- Cosa vorresti, che scegliessi quelli vecchi e ruvidi? Non sono mica scema, sai? Anche a me piacciono i tessuti morbidi morbidi, caldi e profumati. Ne hai di quelli veramente favolosi, così confortevoli, e poi hanno un così buon odore! Visto che non ho altro posto dove stare tranquilla, che almeno mi possa consolare in un posto intimo e piacevole
- Se la smettessimo con queste discussioni inutili? Mi stai facendo fare tardi, proprio oggi che ho un mucchio di cose da fare. Anzi, sai cosa ti dico? Questa telecronaca dei nostri dialoghi comincia a stufarmi e, secondo me, comincia ad annoiare anche i nostri lettori. È ora di fare qualcosa di nuovo e, questa volta, tu avrai solo un ruolo marginale: è arrivato il momento di dare più spazio agli umani e alle loro vicende, per una volta voi pelosi ve ne starete buoni buoni sullo sfondo senza interferire più di tanto
- Sei diventata matta? Io personaggio marginale? Guarda, carina, che la blogstar, anzi la blogStar sono io, solo io. Io sono piena di fan che mi amano, mi acclamano, mi adorano. Mettimi da parte e nessuno ti leggerà più
- Beh, questo è tutto da dimostrare. Secondo me, ti sei solo montata la testa. Staremo a vedere...
(Continua? Non lo so, dipende se riesco a spuntarla io o quella tiranna di Pallo...)

domenica 11 febbraio 2018

La gatta che si credeva il dottor Kildare - 11

-  Brava, capo, così, dai, andiamo in cucina: è ora di colazione, non te ne sei accorta? Anzi, se proprio volessimo essere fiscali, è anche tardi. Io ho fame, è da ieri che non tocco cibo, e credo che sia arrivata l’ora di mangiare
- Guarda che ieri sera ti ho lasciato la ciotola dei croccantini piena, per cui, se ne avessi avuto voglia, avevi a disposizione tutto il cibo che volevi. Non fare la povera vittima pronta a morire di inedia perché non mi sembra proprio il caso
- E adessso dove stai andando? In bagno? Ma non puoi rimandare a più tardi? Ti sembra il momento di andare in bagno, questo? Dai, su, su, almeno sbrigati perché io sono stufa di aspettare i tuoi comodi! Già è stata un’impresa tirarti giù dal letto, se poi cominci anche ad incantarti in bagno, facciamo notte e io nel frattempo muoio di fame. Sei proprio inaffidabile, ecco cosa sei! Ferma, fammi entrare con te in bagno, non ti lascio sola lì dentro! Secondo me, capace che se ti siedi, ti riaddormenti. No, no, dove vai tu vengo anch’io, non ti mollo neppure un minuto
- Te l’ha mai detto nessuno che c'è il diritto alla privacy, almeno in bagno? Vuoi lasciarmi in pace, per favore? Adesso arrivo e ti do la colazione, ma voglio stare due minuti da sola in bagno. Chiedo troppo? Togliti subito da quella porta e lasciamela chiudere
- Non ti illudere, non ci penso nemmeno. Io di te non mi fido. Dove vai tu, vengo anch’io. Rassegnati e smettila di discutere, che così perdi ancora piu tempo. Fai quello che devi fare e andiamo in cucina. Hai visto che ore sono? Ci saranno tutti gli altri sciagurati pronti fuori dalla finestra che aspettano di mangiare e poi mi tocca litigare con tutti per avere la precedenza. È mai possibile che tu mi renda la vita così complicata! Possibile che tu non capisca come sia difficile per me far rispettare le regole e le priorità? Proprio oggi  che non avevo certo voglia di iniziare la giornata con discussioni e litigi! Cosa credi, pensi di essere l’unica a dormire poco? Beh, sappi che anch’io, ultimamente, non riposo più come una volta. Inoltre, il fatto che alle dei di notte giri per casa  come un fantasma non aiuta di certo la pace e la serenità di tutti noi. Proprio ieri il Nano si lamentava che non ne può più di te che guardi la tivù in piena notte e occupi per ore il suo divano. Povero amico, costretto a occupare solo uno spazio limitato, senza potersi allungare a suo piacimento, disturbato continuamente dalle luci dello schermo: se vivessimo in un mondo giusto, tutto questo dovrebbe essere dichiarato assolutamente illegale.
- Che cosa c'è di così illegale? Se anche tu fai fatica a dormire dovresti capirmi di più
- Adesso smettiamola di fare discussioni inutili che tanto non ne veniamo a capo. Dai, da brava, adesso devi prepararci una colazione come si deve. Vorrei ricordarti che è il pasto più importante della giornata ed è importante che sia completa e sostanziosa. Su, per prima cosa metti un po’ di croccantini nella ciotola, così, non troppi: questa mattina mi andrebbero quelli al salmone, non ho voglia di quelli al pollo, mi hanno proprio stufato, non sanno di niente. Ecco, adesso prendi una scatoletta, una di quelle piccole e sfiziose che mi piacciono tanto. No, non ti occupare degli altri, anche se stanno facendo il diavolo a quattro fuori dalla finestra. Li puoi far entrare solo quando ho finito di mangiare altrimenti non c'è speranza di fare un pasto in santa pace. Se poi fai entrare Memè è la fine: quello non guarda in faccia nessuno, non rispetta le gerarchie, divora tutto quello che trova. Lascialo fuori fino a che non te lo dico io. Intanto fammi vedere bene che cosa stai facendo, devo controllare che non ci siano trucchi né inganni, e guai a te se fai anche un solo gesto diverso dal solito: non vorrei che te ne approfittassi per farmi prendere qualcuno dei tuoi intrugli misteriosi con la scusa che mi devi curare perché sto male. Non mi fido mica tanto di te, sai? Lo so che sei una specie di stregona e che ogni tanto mi imbrogli. Non ho le prove, quelle proprio no, ma ho tanti sospetti, quelli invece si, tantissimi: ci sono mattine in cui non fai tutto esattamente allo stesso modo, magari mi dai la scatoletta prima dei croccantini: che cosa dovrei pensare?
- Sei una malfidata e sei anche antipatica. Ma non eri affamata? Allora mangia e taci
- Adesso mangio perché non ne posso più, ma ne riparliamo, sai, ne riparliamo
(Continua...)

domenica 28 gennaio 2018

La gatta che si credeva il dottor Kildare - 10

- Capo, capo, caapoo, ti svegli?
- Pallo, ti prego, smettila. È presto....
- Capo, capo? Dai, apri un occhio, non è presto, no, no, non è troppo presto, ne sono sicura
- È troppo presto, ti dico. Smettila di stuzzicarmi con la zampetta, fammi dormire ancora un po’, ti prego. Sono andata a letto tardissimo, sono stanca, ti prego, lasciami dormire ancora qualche minuto
- No, che non ti lascio dormire, non ci penso nemmeno. Dai, apri almeno un occhio, dai, dai, esci da quelle coperte, dai, dai, dai...Ti aiuto io, se vuoi, ti apro un occhio con la mia zampetta se proprio non ci riesci da sola; vedi, ti posso dare una mano io a svegliarti. Adesso controllo se apri l’occhio, aspetta che ti vengo vicino vicino e guardo se ci vedi bene
- Pallo, mi stai troppo addosso e mi pesi sullo stomaco. Che cosa fai appiccicata alla mia faccia? Ti sembra modo di fare? Fammi almeno vedere la sveglia, voglio capire che ore sono, perché mi sembra  troppo presto, prestissimo, veramente un’ora improponibile
- Ti assicuro che non è affatto presto, di me ti puoi fidare. È l’ora giusta, non c’è alcun dubbio. Il mio stomaco non sbaglia mai e il mio stomaco mi assicura che è ora di alzarsi. Basta dormire, basta stare a letto, basta poltrire, basta perdere tempo. Adesso ci alziamo, andiamo in cucina, mi dai la mia  scatoletta e poi ti bevi il tuo caffè tranquilla al buio e inizi a lavorare. Mi sembra un ottimo programma, cosa ne dici? Già vedo, laggiù in fondo, lontano lontano, il cielo che albeggia. Se non ti sbrighi ti perdi tutto lo spettacolo
- Ma se è buio pesto! Macché alba e alba, è proprio notte fonda! Dove vedi la luce? O sei cieca o sei un’imbrogliona: scegli! Io da qui non mi muovo. E togliti immediatamente dalla mia spalla, visto che pesi una tonnellata
- Una tonnellata peserai tu! Io sono una gatta elegante e sofisticata,  altro che tonnellata. E poi da qui non mi scollo finché non ti decidi al alzarti. Ormai ti conosco: se solo mi distraggo un attimo, saresti capace di riaddormentarti. E poi chi ti sente quando cominci a lamentarti che non hai tempo per fare niente, che hai perso un sacco di tempo, che ti devi sbrigare perché non riesci a terminare nulla come si deve?
- La vuoi piantare?se ti faccio qualche grattino mi lasci tranquilla ancora un po’? Ti prego...
- Ne possiamo parlare. Intanto tu comincia, dai, su così, dietro le orecchie...ecco così, bravissima. Adesso sotto il mento, poi di nuovo dietro le orecchie...su non smettere dai, che poi magari ti riaddormenti. Che bello! Dai, continua, dai, dai, così...frrr...frrr...frrr...
- Che fai, ti metti a fare le fusa e ti riaddormenti? No, non mi puoi fare questo! Prima mi svegli ad un’ora antelucana, poi mi trascini in una discussione paradossale e assurda, infine mi costringi a coccolarti come se fossi un cuccioletto di pochi mesi. Sei una rompiscatole stratosferica, una delle più grandi rompiscatole che abbia mai conosciuto, un giorno o l’altro ti chiudo in cantina e butto via la chiave
- Cantina. Hai detto cantina? Presto, dai, alzati in fretta che devo subitissimo andare in cantina. Prima faccio colazione e poi devo proprio scappare. Te l’ho già detto che ho il sospetto che in cantina sia entrato un topolino? O uno scarafaggio? O qualche altro mostro terribile che va assolutamente bloccato prima che ci invada la casa. Sbrigati, sbrigati, ho fretta. Ho da fare, io, non come te che hai il tempo di poltrire e discutere per delle ore. Devo lavorare, non ho certo tempo da perdere
(Continua...)

domenica 14 gennaio 2018

La gatta che si credeva il dottor Kildare - 9

- Adesso non cominciare tu a tirarti indietro e a fare resistenza passiva. Abbiamo perso anche troppo tempo: avevamo delle idee e dei progetti e ci siamo distratti in mille questioni inutili.
Forza, forza, dai, è ora di muoversi e agire
- Perla per te, che te ne sei stata ferma, immobile, come una statua di sale, per più di due mesi. Ma cosa credi? Che non c’è ne siamo tutti accorti che ti eri impantanata e non sapevi più come andare avanti? Lo sai cosa mi ha detto Memè? E sì che lui non è certo un’aquila (per non dire che a parte il mangiare, non capisce proprio niente). Beh, mi ha detto: “ma che cos’ha il capo? Sembra persa in un’altra galassia, ha lo sguardo vuoto come di uno che non mangia da giorni e si sta facendo sopraffare dall’inedia e dall’ignavia. Sarà mica malata? Perché non le porti un paio di topi e magari anche uno o due scarafaggi? Secondo me, ne ha bisogno, mi sembra pallida e dimagrita”.
E che, devo essere sempre io a darmi da fare? Catturateli da te i topi che vuoi regalare! Ormai sei grande e puoi farcela da solo. Al massimo ti posso aiutare in questo modo: ho il sospetto che, forse, ma non ne sono proprio sicura, in cantina, nell’ultima stanza in fondo, quella sotto il giardino, ci possa essere entrato un topolino. Ecco, non ne sono proprio sicura: sono settimane che ci faccio la posta, non vedi con che urgenzami precipito ogni mattina a controllare? A momenti neppure faccio colazione per la fretta di andare a vedere se lo becco. Se tu, invece di bighellonare senza scopo, venissi con me, prima di tutto potresti imparare qualcosa e poi mi daresti un po’ di aiuto: comincio ad essere vecchia e ore ed ore di appostamento adesso mi stancano troppo.
- Hai ottenuto qualcosa? Però è stato carino a preoccuparsi per me. Mi sento lusingata e molto amata
- Non ti illudere, quel peloso è proprio una boccia persa. Sai cosa mi ha risposto? “Viso che ti senti il vicecapo, arrangiati! Io ti ho dato l’idea, che cosa vuoi di più? Il mio contributo l’ho dato”.
Hai capito  i giovani d’oggi? Forse non saranno completamente scemi, sicuramente non hanno voglia di fare niente. Memè poi, l’hai visto? Non sa neppure correre in modo dignitoso: caracolla di sguincio, come se testa e zampe volessero andare in due direzioni diverse. È proprio un gatto ridicolo
- Strano che il Nano non si occupi di lui. È un peloso buono, generoso, accudisce tutti, sempre pronto ad una leccatina di incoraggiamento o consolazione
- Buono quello! Non sta mai zitto, l’unica cosa che è stato veramente capace di fare è stato indurci  tutti a parlare: ti sfinisce con le sue chiacchiere a tal punto che gli rispondi per disperazione. Per il resto, li giustifica tutti, li perdona tutti, per lui esistono solo carote, il bastone non sa neppure cos’è: tra una lamentela e una coccola coltiviamo degli smidollati che giocano con i merli usando come palla i cachi che cadono dall’albero prima di maturare. Smidollati, smidollati, smidollati, non ci sono altri aggettivi. Ai miei tempi  sí che i gatti erano dei veri felini: avrebbero fatto strage dei merli, altro che giocarci a pallone
- Siamo arrivate al punto di rimpiangere i bei tempi andati? Allora siamo troppo vecchie, non c’è altro da aggiungere. Non ci resta che ritirarci in una dignitosa pensione e dedicarci al piccolo punto
- In pensione ci andrai tu, se ne hai voglia. Qui se mollo io siamo proprio finiti. Adesso che ci penso: dove vorresti andare, tu? Non ti è bastato averci abbandonato per più di due mesi? Ma che razza di capo sei? Non ci pensare neanche e non farti venire idee strane o mi tocca proprio costringerti a mangiare i topi che catturo così ti rinvigorisci e ti rianimi
(Continua...)

domenica 7 gennaio 2018

La gatta che si credeva il dottor Kildare - 8

- Senti, capo, comincio ad essere veramente spoetizzata. Dici bene tu e fai tutto facile, ma lo sai che non sono neppure riuscita ad affrontare con gli altri pelosi  il fulcro del problema? Si sono persi in mille discussioni inutili, hanno litigato, si sono insultati e mi hanno insultato, senza alcun costrutto. Sono veramente demoralizzata. Pensa che hanno messo in discussione perfino la mia leadership
- Su, su, non te la prendere, è assolutamente normale. Adesso non fare le cose più grosse di quello che sono: lo sai benissimo che non sono cattivi, magari un po’ polemici, magari un po’ confusionari, ma non cattivi. E poi, in fondo, ti vogliono un gran bene e ti hanno sempre accettato come leader.
- Ci mancherebbe! Il capo sono io e non si discute, stiamo scherzando? Ma sono ancora il loro leader? Ho ancora sufficiente carisma per non essere messa in discussione? Si fidano ancora ciecamente di me? Perché, sai, l’affetto non sempre basta: solo con i buoni sentimenti il gruppo si sfalda in un secondo, non va da nessuna parte, si sfalda tra mille dubbi ed incomprensioni. Serve una guida, non se ne può proprio fare a meno, serve qualcuno che ti ricordi continuamente qual è la meta e ti aggiusti la rotta ogni volta che un ostacolo si frappone inaspettato.
- Che un capo sia indispensabile non ci sono dubbi. E poi tu mi sembri un buon capo, anche se invecchiando diventi sempre più simile al nonno. Te lo ricordi? Ci voleva tutti intorno, poi però dovevamo stare zitti e buoni perché gli davano fastidio chiacchiere e confusione. Non gli andava mai bene niente, te lo ricordi? Però quando uno di noi era in crisi sul serio, era l’unico che trovava le parole giuste per aiutarlo: riusciva a farlo ragionare, con calma e metodo, e riusciva a trovare gli argomenti più calzanti per farlo uscire dal pantano. Quanto mi manca! Non puoi immaginare, Pallo, quanto mi manca. Ci sono dei momenti in cui mi sento così sola, così incapace di capire quello che è giusto e quello che è sbagliato, quello che devo fare e quello che voglio fare. Non so come, ma riusciva sempre a capire quando ero in difficoltà, senza che io dicessi una parola: non c’era bisogno di parlare, di spiegare, sapeva decifrare i silenzi e le cose non dette
- E, già, tu di silenzi te ne intendi proprio. Ti rendi conto che sono due mesi che non mi parli e non mi dai voce? Che modi sono questi? E adesso non venirmi a dire che avevi bisogno di una pausa, che dovevi pensare, che anche tu hai diritto ai tuoi spazi! Lo sai che sono scuse belle e buone? Io sono qui che mi preoccupo per tutti, mi danno l’anima a cercare di governare questa banda di sciagurati e tu cosa fai? Te ne stai lí, in silenzio, come una statua di sale, non scrivi, non parli, non mi ascolti, lo sguardo perduto in un mondo solo tuo. Ma ti sembra una cosa da fare? Smettila subito con questa aria da Alice nel Paese delle Meraviglie e comincia a darti da fare perché qui ci sono pelosi e degli umani che hanno bisogno di te e tu non li puoi abbandonare così, come niente fosse
- Mi vuoi spiegare perché anch’io non posso avere le mie belle difficoltà? Cosa credi, di avere il monopolio delle ansie e dei dubbi? Comunque, forse hai ragione tu: forza e coraggio, il più è cominciare. Dai, allora: io adesso mi metto al computer e ricomincio a scrivere. Tu riunisci tutti i pelosi di casa e distribuisci gli incarichi: inizia con elaborare un programma, stabilire dei tempi, creare delle squadre,...
- Alt, basta, mi fai venire il mal di mare, il mal di testa e le vertigini. Ho bisogno di riposarmi, non sono sicura di reggerti ancora per molto.....
(Continua...)